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Trieste fa il break, è 0-1 nella serie con Torino

(Photo Credit: Sito Ufficiale Pallacanestro Trieste)

REALE MUTUA TORINO – PALLACANESTRO TRIESTE 76-83

Reale Mutua Torino: Kennedy, Thomas 17, Vencato 11, Ghirlanda 4, Schina 4, Fea ne, Poser 12, Rhao ne, Petruzzi ne, De Vico 14, Cusin, Pepe 14. Allenatore: F. Ciani. Assistenti: A. Iacozza. M. Siragusa.

Pallacanestro Trieste:Bossi 3, Filloy 11, Rolli ne, Reyes 17, Deangeli 2, Ruzzier 8, Candussi 9, Vildera 6, Ferrero, Menalo, Brooks 27. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni, N. Schlitzer.

Parziali: 18-28 / 27-13 / 17-23 /

Progressivi: 18-28 / 45-41 / 62-64 /

Arbitri: A. Dionisi, N. Pellicani, D. Foti.

Che fosse il quarto più equilibrato del tabellone era palese già ben prima della palla a due, una Gara 1 tesa e giocata sul filo dei particolari non ha fatto che confermare ciò che tutti pronosticavano. In pochi, però, avrebbero previsto una prestazione così cinica, sebbene non priva di sbavature e sbandamenti, da parte di una Trieste sempre sul pezzo, costantemente in partita anche nel momento di maggiore difficoltà, che finalmente prende le scelte giuste al momento giusto, si affida ai suoi uomini più esperti nei momenti decisivi, ci mette anche un briciolo di imprevedibilità quando serve, realizza chirurgicamente le conclusioni che fanno la differenza e, soprattutto, si mette finalmente a difendere in modo credibile, organizzato ed attento. Trieste dispone di un reparto lunghi (e lunghi “aggiunti”) che Torino non può pareggiare per numero, centimetri e chilogrammi, e ne approfitta in modo esiziale, blindando il pitturato soprattutto nella quarta frazione durante la quale Torino non riesce letteralmente mai ad avvicinarsi al ferro, a servire Poser o un semi immobile Cusin spalle a canestro, affidandosi esclusivamente al tiro dalla distanza che, nel momento in cui smette di entrare, spiana la strada ai biancorossi (oggi in total white). Non a caso Torino vive il suo unico momento di superiorità quando, nel secondo quarto, infila una sequenza improbabile quanto incredibile di triple, specie con un Pepe capace di spaccare la partita con conclusioni irrazionali da otto metri con la mano dell’avversario in faccia. Ma poi, quando la percentuale dalla distanza inesorabilmente torna ad essere quella di una squadra normale, l’attacco piemontese vive quasi esclusivamente su veloci break, approfittando della lentezza atavica della squadra triestina nel rientrare in difesa dopo un tiro sbagliato o una palla persa. Per il resto, tranne qualche lampo di classe di un Poser che si conferma lungo di grande prospettiva, il pitturato rimane territorio di caccia triestino.

La partita vive di fiammate alternate, con Trieste che sorprende in avvio una Torino nervosissima ed infila una serie di conclusioni da oltre l’arco che fanno presagire una serata da ricordare. Sono ben 28 i punti segnati dai biancorossi nei primi dieci minuti, ma il trend è labile e viene spazzato via da un rientro in campo torinese nel secondo quarto che pare la fotocopia del 18-0 grazie al quale la squadra di Ciani annichilì quella di Christian lo scorso 22 marzo. Trieste commette l’errore di lasciar prendere coraggio agli avversari, che fanno di tutto per innescare il freddino pubblico sabaudo. E’ un momento di grazia per Torino, che trova conclusioni da ogni parte del campo facendo da contraltare ad un attacco triestino improvvisamente inceppato più per demerito proprio che per la pressione difensiva dei gialloblu, e soprattutto di una difesa tornata quella accozzaglia di sbadatezza e deconcentrazione che tanto aveva irritato durante la stagione regolare. Ma anche durante questi dieci terribili minuti, con avversari ad esultare e protestare, difendere duro e tentare con fiducia l’impossibile in attacco, che riescono anche a raggiungere il massimo vantaggio di 9 punti, Trieste per la prima volta in stagione non si scompone affatto: il linguaggio del corpo trasmette calma e consapevolezza, non vi sono proteste, non c’è nervosismo né, tantomeno, rassegnazione. I danni vengono limitati ed il gap ridotto a due possessi a metà gara, con l’impressione che il momento di massimo sforzo piemontese si sia esaurito sulla sirena del primo tempo. Ed infatti il terzo quarto vede la cinica reazione della squadra triestina, che non brilla in attacco e continua a non rientrare in difesa, ma decide di affidarsi ai suoi uomini di maggiore esperienza, che talvolta in modo irrazionale, con conclusioni ad alto tasso di difficoltà e fuori da ogni schema rimettono la contesa in equilibrio ribaltando l’inerzia a proprio favore grazie ad un buzzer beater di tabella da nove metri di Ariel Filloy allo scoccare del trentesimo minuto. E’ stato il quarto di Eli Brooks, giocatore che ben oltre le sue indubbie qualità tecniche dimostra un carattere ed un coraggio che gli permettono di prendersi iniziative senza un domani, di prendersi la squadra sulle spalle in attacco, ben supportato da Michele Ruzzier, anima e cervello di questa squadra. L’ultimo quarto è una partita di scacchi, una vera contesa da playoff, trascorsa più sul filo dei nervi e della selezione delle scelte che sull’organizzazione ed i gesti tecnici e tantomeno dello spettacolo. Entrambe le squadre sbagliano, perdono palloni, difendono in modo fisico ed intimidatorio, con la differenza che Trieste riesce a trovare la via del ferro con Brooks e Ruzzier nei momenti che contano, e piazza il break decisivo quando ormai manca troppo poco per rovinare tutto anche volendo. I biancorossi sono anche freddi nel punire i falli sistematici di Torino dalla lunetta nelle battute finali, e la vittoria non sfugge dalle loro mani. Il saldo delle palle perse e quelle recuperate racconta per intero la differenza di concentrazione e l’attenzione triestina: troppi i turnover, ben 11 per i biancorossi, che però recuperano 10 palloni quasi tutti provocando l’errore degli avversari. Torino, dal canto suo, perde ben 18 palloni ed approfitta solo di 4 palle perse da Trieste. 

In gara 1 coach Christian decide di escludere Luca Campogrande a favore di un Leo Menalo impiegato per meno di un minuto, fatto sedere dopo poche battute dalla sua entrata in campo e mai più fatto rientrare. Che sia il primo errore commesso dal croato la vera ragione del suo accantonamento non è dato sapere, ma la situazione non manca di risultare curiosa. Alla grande prestazione di Eli Brooks e Michele Ruzzier, supportati dai due lunghi attenti soprattutto in difesa, fa da contraltare una prestazione rivedibile di Justin Reyes, forse in difficoltà dal punto di vista fisico, che al di là dei 17 punti segnati, di un paio di fondamentali recuperi difensivi e dei suoi soliti lampi di classe pura, pare talvolta sbadato sui due lati del campo, volontariamente isolato nelle conclusioni, cervellotico in qualche decisione cocciutamente egoistica. Ma essere riusciti ad ammortizzare la sua prestazione mediocre rispetto allo standard, facendo tesoro dei due mesi e mezzo nei quali la squadra ha dovuto affrontare la sua assenza cercando affannosamente soluzioni alternative, è davvero un gran bel segno, che affranca il rendimento di Trieste da quello della sua stella portoricana. 

0-1 e palla al centro. Martedì prossimo si parte da 0-0, e non bisogna cadere nel tranello di credere che Gara 1 possa essere replicata tale e quale. Franco Ciani farà tesoro degli errori commessi e non li ripeterà, e non si può certo sperare in una seconda partita da zero in tabellino per Keondre Kennedy, normalmente pericolo pubblico numero uno. Torino avrà sete di reazione ed avrà la salda volontà di rimanere a galla nella serie, per cui ora la pressione trasla parzialmente sulle spalle di Trieste, consapevole che vincendo avrebbe dal canto suo un piede e mezzo in semifinale. Ma già aver ribaltato il vantaggio del fattore campo ha importanza fondamentale, ma solo se il fattore campo potrà essere definito tale: il Palaruffini, tranne il passeggero momento di esaltazione nel secondo quarto quando è stato trascinato dalla sua squadra (e non viceversa) non è stato in grado di esercitare quel tipo di pressione ambientale che ci si possa aspettare in una serie playoff. Il Palatrieste, invece, ha tutte le potenzialità per dimostrarsi un vero sesto uomo, ed a questo punto della stagione ne ha addirittura il dovere. 

Nessuna sorpresa sugli altri campi del tabellone Oro, con Forlì, Cantù e Udine che travolgono avversarie davvero troppo modeste per impensierirne la superiorità a casa loro (compresa una Cividale che interrompe a Desio contro Cantù la striscia di dieci vittorie consecutive). L’unica altra vittoria esterna arriva nel girone Argento per mano di una sorprendente Urania Milano, che vince una autentica maratona da 125 punti a Verona. Piccola parentesi dal “piano di sopra”: nell’ultima giornata non arriva alcun ribaltone, Pesaro, perdendo a Venezia, raggiunge Brindisi come seconda retrocessa, senza dover attendere il risultato di Treviso (che comunque, vincendo, avrebbe vanificato un eventuale blitz marchigiano). Non c’è che dire: la A2 2024/2025 sarà, se possibile, ancora più dura di quella di quest’anno. 

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