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Trieste domina a Forlì anche in Gara 2, ora è tempo di Red Wall

(Photo Credit: sito ufficiale Pallacanestro Trieste)

Articolo tratto da Tsportinthecity a firma Francesco Freni

Unieuro Forlì – Pallacanestro Trieste 76-91 (18-24, 23-24, 16-24, 19-19)

Unieuro Forlì: Federico Zampini 25 (6/8, 1/4), Davide Pascolo 13 (6/9, 0/0), Luca Pollone 9 (0/0, 3/5), Fabio Valentini 9 (0/2, 2/7), Daniele Cinciarini 7 (3/7, 0/3), Xavier Johnson 6 (3/7, 0/1), Todor Radonjic 5 (1/3, 1/3), Daniele Magro 2 (1/1, 0/0), Maurizio Tassone 0 (0/0, 0/2), Edoardo Zilio 0 (0/0, 0/0), Matteo diego Borciu 0 (0/0, 0/0), Michele Munari 0 (0/0, 0/0)

Tiri liberi: 15 / 22 – Rimbalzi: 33 11 + 22 (Davide Pascolo 8) – Assist: 15 (Federico Zampini 4)

Pallacanestro Trieste: Eli jameson Brooks 21 (3/4, 5/10), Michele Ruzzier 20 (3/3, 4/6), Justin Reyes 19 (3/8, 3/4), Francesco Candussi 11 (1/4, 2/3), Giovanni Vildera 10 (5/7, 0/0), Giancarlo Ferrero 7 (1/1, 1/2), Ariel Filloy 3 (1/1, 0/6), Lodovico Deangeli 0 (0/0, 0/1), Stefano Bossi 0 (0/0, 0/1), Leo Menalo 0 (0/0, 0/0), Danny Camporeale 0 (0/0, 0/0)

Tiri liberi: 12 / 20 – Rimbalzi: 30 9 + 21 (Giovanni Vildera 8) – Assist: 18 (Eli jameson Brooks 8)

Quinta vittoria su cinque giocate nei playoff, sesta consecutiva se consideriamo quella a Rieti, addirittura quinta consecutiva in trasferta su campi che contano. Quando qualcuno andava predicando che il vero campionato di Trieste sarebbe iniziato a maggio, alzi la mano chi, fra addetti ai lavori e tifosi, avrebbe scommesso un centesimo sull’effettiva rinascita di una squadra che pareva, oggettivamente, a fine corsa. Questa squadra, invece, recuperato Justin Reyes, riarruolato Giovanni Vildera e messa un po’ di benzina suppletiva nelle gambe fra fine dell’orologio ed inizio della post season, ha realmente voltato pagina, travolgendo senza voltarsi indietro Torino (ma scontando ancora lo scetticismo di chi si accorgeva solo allora della sopravvenuta pochezza tecnico-atletica della squadra di Ciani, fino ad allora ostacolo ritenuto insuperabile) ed andando ad imporsi con autorità e consapevolezza, dominando per due volte sul campo della prima in classifica.

Tutti erano consapevoli che Gara 2 sarebbe stata totalmente diversa dalla passeggiata di Gara 1, segnata dalla peggior prestazione di Forlì probabilmente da dieci anni a questa parte. Certamente una prestazione generata anche dalla mostruosa esibizione difensiva dei biancorossi giuliani, ma sperare in una seconda debacle senza attenuanti della squadra di Antimo Martino sarebbe stato stupido oltre che imprudente. Ed infatti Gara 2 è una partita vera, in cui Forlì getta sul parquet tutto quello che ha, è sicuramente più efficace in attacco, cerca soluzioni alternative, riesce addirittura a prevalere nel pitturato e sotto canestro nonostante la buona prestazione di Candussi e Vildera con un Dada Pascolo inguardabile per i puristi del gesto tecnico ma di una efficacia esiziale, continuando però a non andare d’accordo con il tiro dall’arco. Martino trae enorme fatturato da un giocatore che con ogni probabilità ha un luminoso futuro davanti a sé, un Federico Zampini che ben difficilmente calcherà i parquet della seconda serie nella prossima stagione. Partita diversa, nella quale a prevalere sono gli attacchi? E che problema c’è? Trieste accetta la sfida, e si esibisce in una prestazione clamorosa soprattutto da oltre l’arco. E una partita diversa dalla prima della serie, però, anche per la squadra triestina: Martino non si poteva certo aspettare una Gara2 con i due americani di Jamion Christian, che pur in Gara 1 avevano prodotto molto in termini di efficienza ma poco in termini realizzativi, fermi a 17 punti in 2. Eli Brooks si carica il peso dell’attacco biancorosso sulle spalle, specie nel primo tempo, e ne mette 16 già a metà partita, spalleggiato dall’MVP italiano (per distacco) di questi playoff: Michele Ruzzier segna in ogni modo possibile, penetra, scarica, piazza assist, tira (e segna) da tre. Justin Reyes, dal canto suo, aspetta sornione che la partita gli venga incontro, tira solo quando è necessario farlo -come in apertura di terzo quarto- è un giocatore totalmente nuovo rispetto all’accentratore di inizio di stagione, e poi la presenza contemporanea in campo di Candussi e Vildera permette di schierarlo da “3”, un lusso che nessuna altra squadra nel tabellone Oro può permettersi di utilizzare, né di fronteggiare adeguatamente. Trieste mette velocemente un vantaggio in doppia cifra fra sé e gli avversari, e riesce a controllare l’inerzia con una regolarità terrificante. Non si scompone davanti alle provocazioni, alla pressione ambientale, alle proteste, ad un arbitraggio che definire scadente equivale a complimentarsi con i tre uomini in grigio. Sa perfettamente che Antimo Martino sarebbe ricorso alla zona 2-3, notoriamente tallone d’Achille per l’attacco triestino, e la scardina in modo clamoroso con tre triple consecutive di Eli Brooks ed una penetrazione al ferro di Michele Ruzzier: da quel momento, siamo a metà secondo quarto, Forlì tornerà ad uomo fino alla sirena finale. Trieste realizza 24 punti in ognuno dei primi tre quarti (infilando nuovamente una bomba spezza morale sulla sirena del secondo quarto con Michele Ruzzier). Ed infine, dopo aver sfiorato i 20 punti di vantaggio, non si lascia travolgere dal massimo sforzo dei romagnoli in apertura di quarta e decisiva frazione, quando si fanno rosicchiare in un amen il rassicurante vantaggio di 15 punti fino ad un traballante +8 quando manca una vita da giocare, con i vari Cinciarini, Zampini e Valentini, supportati dall’ottimo Dada Pascolo sotto canestro a cercare di impadronirsi dell’inerzia della partita nella bolgia infernale in cui si trasforma improvvisamente la Unieuro Arena. La squadra di Christian, però, non fa una piega. Perde qualche pallone di troppo in modo ingenuo, subisce un paio di triple-interruttore per gli avversari, ma il linguaggio del corpo dei giocatori triestini tradisce sicurezza e consapevolezza nei propri mezzi. La panchina gestisce in modo talvolta sorprendente le rotazioni, ma dosa i minutaggi in modo da riavere i giocatori più affidabili freschi e lucidi quando conta, e lo fa con una precisione millimetrica. Trieste incarna davvero lo slogan con cui la società ha voluto chiamare a raccolta squadra, tifosi e città in vista dei playoff: fight as one, lotta come fosse una persona sola e per un solo obiettivo, che pare ben chiaro ed instillato nelle menti di ognuno dei giocatori che scendono in campo e, ancora prima, si concentrano negli spogliatoi. E poi, tanto, ci pensa Michele Ruzzier, cinque punti in venti secondi, a ristabilire le distanze e reimpadronirsi del match. Michele detta i tempi come un vero direttore d’orchestra, rallenta il gioco nei minuti finali accelerando solo negli ultimi secondi di ogni azione, quando invariabilmente trova il fondo della retina o un compagno libero sotto canestro. Quando Xavier Johnson, alla seconda partita consecutiva ampiamente sotto la sufficienza, commette il suo quinto fallo, la luce per la squadra di casa si spegne definitivamente. La mazzata su Forlì, soprattutto sul suo morale, viene messa dalla schiacciata di Vildera imbeccato proprio dal suo playmaker che scarica un cioccolatino girando attorno al suo marcatore sotto canestro, azione che vale il +17: il lungo padovano, notoriamente uno fra i giocatori più corretti dell’intera A2, si lascia andare ad un’esultanza che viene presa dai tifosi romagnoli come una indelebile offesa. Viene sanzionato con un tecnico, gli insulti che gli piovono addosso, davvero ingenerosi (specie nella casa di provocatori di professione), sono comunque un prezzo ben dolce da pagare per aver portato a casa un punto nella serie che potrebbe voler significare finale. 

Ora la contesa si sposta al PalaTrieste, dove venerdì sera si disputerà Gara 3. La squadra di Christian ha a disposizione un doppio match ball (set ball, per la precisione: poi, mancherebbe solo un ultimo decisivo sforzo), ma deve essere capace di rimanere concentrata e ben consapevole che Forlì non si arrenderà. Certo, apparentemente Trieste mostra di avere ancora molta più benzina in corpo rispetto ai romagnoli, ma la squadra di Martino, pur menomata nelle rotazioni, ha gran carattere e capacità di vincere ovunque, e butterà sul campo ogni singola goccia di sudore per evitare di rendere la conquista della finale promozione un compito semplice per Trieste. Ma, oltre alla concentrazione ed alla preparazione (che ormai non ci sono più dubbi siano cifre distintive di questa sorta di New PallTs) sarà necessaria tutta l’energia del Red Wall, di un palazzo che quando è servito è stato sempre in grado di donare quella spinta decisiva, quell’energia, quella pressione tali da renderlo una delle arene più temute dell’intera penisola. C’è tempo fino a venerdì per acquistare i tagliandi, con le modalità facilmente reperibili sul sito e sui social ufficiali della società: quota 6000, anelata da Mike Arcieri, per una squadra a questi livelli non è più un’utopia.

Nell’altra semifinale Udine, sconfitta nettamente a Desio da Cantù, è ormai ad un passo dall’eliminazione: pesa l’assenza di Clark, con Delia escluso dalle rotazioni, e la pessima serata al tiro di Caroti e Monaldi. La serie è sul 2-0, ormai per vedere i friulani in finale ci vorrebbe decisamente un miracolo.

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