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La parola alla difesa

DINAMO SASSARI- PALLACANESTRO TRIESTE: 98-86

Dinamo Sassari: Cappelletti 6, Bibbins 14, Piredda n.e., Vasselli n.e., Trucchetti n.e., Halilović 6, Fobbs 14, Tambone 9, Veronesi 24, Bendzius 13, Vincini n.e., Renfro 12.

Allenatore: N. Markovic. Assistenti: M. Bulleri, M. Oldoini.

Pallacanestro Trieste: Bossi 5, Ross 9, Crnobrnja n.e., Deangeli (k), Uthoff 15, Ruzzier 10, Campogrande 6, Candussi 14, Brown n.e., Brooks 11, Johnson 6, Valentine 10.

Allenatore: J. Christian. Assistenti: F. Taccetti, F. Nanni, N. Schlitzer.

Progressivi: 27-27 / 49-48 // 73-70 / 98-86

Parziali: 27-27 / 22-21 // 24-22 / 25-16

Arbitri: Sahin, Bongiorni, Catani.

Per una volta, facciamo un esperimento: non parliamo degli assenti, che tanto sono imprevedibili sia come quantità che come varietà degli infortuni, con l’unica costante, che oramai non irrita nemmeno più di tanto perchè è divenuta una triste consuetudine, di dover attendere gli attimi prima della palla a due di ogni singola partita per scoprire di persona chi scenderà in campo e chi no. La Società, tanto, non lo comunicherà mai, perseverando in questa politica estremamente conservativa (autolesionista?) e trincerandosi dietro la volontà di non dare presunti vantaggi agli avversari ma finendo invece per togliere punti di riferimento a chi la segue, a chi la racconta e, per quanto visto in campo, anche a chi ci gioca. Semmai, c’è solo da chiedersi, indipendentemente dai suoi effetti sulla partita di Sassari, se l’assenza di Reyes, lui sì annunciato in grande recupero e quasi sicuramente sul parquet in Sardegna, sia da considerare un segnale definitivo sul suo futuro triestino: è infatti evidente che, purtroppo, i suoi cronici problemi alle ginocchia gli impediranno di avere un rendimento perlomeno accettabile (ammesso e non concesso che gli permettano almeno di rientrare prima o poi) e quindi una decisione dolorosa debba ormai almeno essere presa in considerazione da una società che ha fissato obiettivi altissimi già in questa stagione. Ed inoltre, qualche domanda sul motivo che priva la squadra per l’ennesima volta in nove partite di più uomini chiave contemporaneamente, bisognerà prima o poi iniziare a farsela: solo sfortuna? Tipo di preparazione atletica inconsueta? Allenamenti? Salute cagionevole? Eccesso di prudenza? A parte Venezia, nessuna altra squadra in questa stagione è infatti così martoriata da problemi fisici che rischiano di compromettere quanto di buono dimostrato nelle prime partite.

Ma, almeno per quanto riguarda il risultato della partita in terra sarda, non parleremo degli assenti perchè contro una Sassari anch’essa priva di due pedine importanti come Udom e Sokolowski e dunque anch’essa menomata in rotazioni di per sé stesso più corte rispetto alla gran parte delle avversarie affrontate finora, una prestazione difensiva che si possa definire almeno vicina alla sufficienza avrebbe probabilmente permesso di completare un’opera che sembrava nonostante tutto possibile fino a cinque minuti dalla sirena finale. Sì perchè Trieste, bisogna dirlo, più con la forza di volontà che per qualità tecniche, più grazie alla sua genetica incapacità di arrendersi che per reale consapevolezza di cosa fosse necessario cambiare per vincere la sfida, più per la granitica volontà di Sassari di pasticciare nel momento in cui avrebbe dovuto uccidere un’avversaria tramortita tenendo in vita il risultato con errori che avrebbero fatto saltare la pompetta anche ad un coach imbottito di tranquillanti, che per la capacità triestina di rimettere in piedi situazioni apparentemente compromesse, i biancorossi avrebbero nonostante tutto potuto riportare a Trieste i due punti con un briciolo di maggiore cinismo e con una organizzazione difensiva che possa almeno definirsi tale. Ma nella partita in cui la second unit avrebbe avuto l’occasione, con minutaggio consistente anche per qualità delle situazioni oltre che per quantità, di dimostrare di meritare fiducia da parte del coach e, per contro, non meritare i dubbi emersi sulla sua tenuta in un campionato di questo livello, appare del tutto evidente come, nonostante un atteggiamento encomiabile sul quale non si può eccepire nulla sul piano dell’impegno e della lotta, Trieste oggi non possa contare su di essa se vuole raccogliere punti in classifica oltre che pacche sulle spalle. Non solo second unit, naturalmente: se ci si poteva attendere da Denzel Valentine un atteggiamento diverso, più responsabile e meno superficiale vista la responsabilità soprattutto offensiva che in particolare a Sassari gravava sulle sue spalle, la dura realtà picchia sulla fronte degli speranzosi come una trave di legno massiccio. Da Valentine ci si può attendere partite sopra le righe come a Tortona, striscie clamorose, un po’ di spettacolo, così come abulia completa sui due lati del campo, difese sul tiro da tre a sei metri dall’avversario -che Veronesi diventi improvvisamente un cecchino infallibile lo si deve anche alle proprietà taumaturgiche del tirare senza avversari davanti- assist no look o dietro la testa direttamente nelle mani dei difensori sardi nei minuti decisivi dell’incontro con il risultato ancora in bilico, quattro falli banali commessi in un amen portando a spasso l’aquilone. Il tutto, in modo del tutto casuale ed imprevedibile, totalmente sconnesso dall’avversaria e dalla situazione di punteggio. Prestazione davvero incommentabile per pochezza mentale ed intelligenza cestistica perlomeno latente.

Per Uthoff e Brooks gli aggettivi, per contro, sono ormai terminati: oltretutto, la scelta (che prima o poi dovremo comprendere) di lasciare Jayce Johnson a scaldare il legno della panchina per tutti i secondi tempi investe loro due anche della responsabilità di presidiare il pitturato, catturare rimbalzi oltre che di provare a cambiare per chiudere sugli esterni. Fare pentole e coperchi così a lungo risulta sfiancante, ed infatti la loro lucidità -dopo aver tirato la carretta per l’intero incontro con giocate di gran classe sui due lati del campo- tramonta proprio sul più bello, sebbene risultino, assieme a Candussi e Ruzzier, gli unici a meritarsi almeno la sufficienza. Il lungo di Palmanova soffre in difesa ma tira con buone percentuali e cattura anche quattro rimbalzi. Solita regia lucida sporcata da un po’ di sfortuna nelle conclusioni (specie da sotto canestro) per Michele Ruzzier, sulle cui spalle gravava, in pratica, l’intera responsabilità della costruzione del gioco.

Trieste domina a rimbalzo (e si sapeva), tira molto meglio ma molto meno da due punti, però perde ben 21 palloni, di cui qualcuno sanguinosissimo nei momenti concitati del finale in cui Sassari non riesce a piazzare il KO tecnico e Trieste non riesce ad approfittarne. Sassari, però, perde solo 9 palloni e tira con quasi il 50% da oltre l’arco, infilando più triple in meno tentativi rispetto agli avversari. E, soprattutto, trova 33 punti da Veronesi e Tambone, chiamati a tamponare l’emorragia offensiva causata dall’assenza di Sokolowski. Deangeli, Campogrande e Bossi in tre ne mettono 11 con un 2 su otto totale al tiro dal campo.

Infine, la conduzione tecnica: mai come a Sassari la necessità di adattarsi a situazioni impreviste mette a nudo il rovescio della medaglia della granitica coerenza tecnico tattica di Jamion Christian. Ad esempio -ma senza ambizione di essere esaustivi- una volta constatato come gli avversari creavano con continuità disarmante situazioni di vantaggio penetrando dal centro dell’area e riuscendo ad andare al ferro o a trovare sugli scarichi sempre e comunque un uomo libero per il tiro da tre, si sarebbe potuto pensare ad una contromisura, ad esempio un presidio più ingombrante ed intimidatorio del pitturato. Nulla di tutto ciò: con Uthoff e Brooks a cercare disperatamente di contrastare i tiri piedi a terra creati per Veronesi e Tambone, con Candussi troppo lento sui piedi e Deangeli fisicamente inadatto a scivolare con Bibbins e Fobbs, gli ultimi cinque minuti di partita, quelli decisivi che scavano un gap irrecuperabile nel punteggio, sono vissuti sullo stesso, monotono quanto prevedibile leit motif: penetrazione e scarico, tre punti, fallo o deposito a canestro da sotto assicurati. E Johnson a fare da spettatore non pagante. 

Se le ultime due settimane, a sentire quanto affermato da coach e società, sono trascorse ad analizzare e lavorare sugli errori commessi nelle ultime due partite, delle due l’una: o non lo si è fatto a sufficienza, o chi doveva ascoltare non l’ha fatto nel modo giusto. Oltretutto, se i quindici giorni di pausa dovevano servire per recuperare energie fisiche e mentali, la partita contro Sassari evidenzia, al contrario, i soliti problemi di tenuta atletica nel finale, per non parlare del mistero sui reali motivi dei forfait di Brown e Ross al di là delle scarne dichiarazioni ufficiali. Di certo, per usare a posteriori le parole di coach Christian, per essere una grande a questa squadra, alla fine, non manca poi così poco: manca perlomeno un giocatore, sempre se, e quando, per il resto potrà finalmente essere al completo.

Scivola via, così, una delle occasioni sulla carta più ghiotte per rimanere attaccati al treno delle prime, in modo da mantenere almeno inalterate le possibilità di finire fra le prime otto il girone d’andata e conquistarsi il diritto di competere per la Coppa Italia. Trieste, delle prossime sei partite, dovrà presumibilmente vincerne almeno tre per centrare l’obiettivo, e da qui a fine anno dovrà affrontare domenica prossima Brescia (che oggi ha battuto Bologna all’ultimo respiro), la Virtus in trasferta, Cremona (che oggi ha perso a Trapani dopo aver condotto per 39 minuti) e una rediviva Reyer Venezia in casa. Trieste oggi è all’ottavo posto, ma da dietro arrivano di gran carriera squadre rinnovate ed affamate e squadre di caratura superiore penalizzate da partenze ad handicap: guardare verso l’alto è nel DNA di questo club e non bisognerà mai smettere di farlo, ma guardarsi anche alle spalle comincia, a questo punto, ad essere indispensabile per non venire travolti dagli eventi in modo inaspettato ed inopinato. Intanto, domenica sera in via Flavia arriva Brescia, e sarebbe divertente giocare ad armi pari. Chi sarà della partita? Chi si storcerà un alluce in settimana, a chi cadrà un’unghia? Mah, faremo la conta sul momento, alle 19:25 di domenica sera. 

Risultati

TREVISO-PISTOIA 91-88
MILANO-TORTONA 94-98
VARESE-VENEZIA 77-86
TRAPANI-CREMONA 79-73
BRESCIA-VIRTUS BOLOGNA 98-97
TRENTO-NAPOLI 90-83
SASSARI-TRIESTE 98-86
REGGIO EMILIA-SCAFATI 90-57

Classifica

TRENTO 18
V. BOLOGNA 14
TRAPANI 14
BRESCIA 14
MILANO 12
REGGIO EMILIA 12
TRIESTE 10
TORTONA 10
VENEZIA 8
TREVISO 8
SCAFATI 6
PISTOIA 6
SASSARI 6
VARESE 4
CREMONA 2
NAPOLI 0

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