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Johnson è “Magic”, Trieste doma Cremona

Articolo tratto da Tsportinthecity.it a firma Francesco Freni

PALLACANESTRO TRIESTE – VANOLI CREMONA: 91-83

Trieste: Bossi n.e., Ross 20, Deangeli (k) 4, Uthoff 15, Ruzzier 8, Campogrande, Candussi 1, Brown n.e., Brooks 10, Johnson 14, Valentine 19, Obljubech n.e.

Allenatore: Jamion Christian. Assistenti: Francesco Taccetti, Francesco Nanni, Nick Schlitzer.

Cremona: De Martin n.e., Willis 9, Jones 12, Davis 13, Conti, Zampini 2, Nikolic 8, Poser 11, Lacey (k) 5, Fantoma n.e., Dreznjak 20, Owens 3.

Allenatore: Demis Cavina. Assistenti: Pierluigi Brotto, Carlo Campigotto.

Progressivi: 23-17 / 39-36 // 66-58 / 91-83

Parziali: 23-17 / 16-19 // 27-22 / 25-25

Arbitri: Giovannetti, Bettini, Patti.

Doppia doppia da 13 punti e 16 rimbalzi di cui 6 in attacco, 3 stoppate date e due assist, 8 falli subiti, +14 di plus/minus per un 34 di valutazione di per sé eloquente, a cui si deve aggiungere il -2 di valutazione del suo avversario sulla carta più temibile, un Tariq Owens a tratti intimidito dalla fisicità del californiano. La miglior prestazione finora disputata in Serie A da Jayce Johnson lo avvicina al tipo di giocatore che Michael Arcieri e Jamion Christian affermano di seguire da anni in G League e che hanno reputato adatto al progetto triestino la scorsa estate. E, ciò che più conta, c’è la netta sensazione che il giocatore abbia ancora considerevoli margini di crescita, specie nell’intesa con i piccoli nei giochi a due, sempre più sfruttati da compagni che evidentemente gli stanno dando sempre più fiducia mandandolo anche a schiacciare. Per una volta i 27 minuti sul parquet di Johnson, e più in generale la prestazione nel pitturato, risultano decisivi in una vittoria arrivata sicuramente grazie anche alla tramortente esibizione da oltre l’arco nell’ultimo quarto che consente il break decisivo, ma è una esibizione che poggia sulle solidissime spalle di un centro che ora dà sicurezza, fiducia ed affidabilità ed esce meritatamente sotto una pioggia di applausi da parte dei rumorosi 5100 presenti al PalaTrieste in questo sabato pre natalizio. 

Il dominio triestino sotto canestro, riassunto anche dal netto dominio a rimbalzo (43 a 27 il computo totale, con 14 carambole offensive trasformate 10 volte in seconde chance vincenti) è solo una delle chiavi di una vittoria comunque difficile, ottenuta domando un avversario che non ne vuole mai sapere di mollare la presa, capace anzi di rispondere colpo su colpo nell’ultimo quarto -finito 25 pari- nel momento in cui gli assi nella manica di coach Christian si mettono in proprio iniziando a colpire con continuità da oltre l’arco o battendo sistematicamente nell’uno contro uno il diretto avversario con penetrazioni che si concludono invariabilmente con l’attacco diretto al ferro o lo scarico per il compagno libero sul perimetro. Cremona, parafrasando le parole del coach triestino a fine partita, mostra di non meritare la classifica che ora la vede decisamente pericolante: specie in quest’ultimo periodo aveva dominato (ma poi perso) a Trapani e Treviso e preso a pallonate Varese, pertanto per una Pallacanestro Trieste ancora menomata dall’assenza di Markel Brown era fondamentale non sottovalutare l’avversario, aspettandosi le fiammate di un fischiassimo Corey Davis, Payton Willis e Trevor Lacey, e magari (come avvenuto) l’exploit balistico di un Drezniak che le sequenze da tre punti le ha decisamente nelle sue corde. Errore che Trieste non commette, cercando dapprima di fuggire nel punteggio in un primo tempo in cui ha decisamente le polveri bagnate da fuori ma riesce comunque ad accumulare anche 12 punti di vantaggio e poi resistendo al veemente ritorno della Vanoli, che con una difesa più che discreta nel terzo quarto approfitta di un calo di concentrazione triestino portandosi anche avanti nel punteggio. Nel momento psicologicamente più difficile, i biancorossi rimangono però concentrati, non deragliano mai, perdono 13 palloni in 40 minuti ma costruiscono con pazienza buoni tiri, che alla fine, nel momento decisivo della gara, iniziano ad entrare con continuità indirizzando due punti sudati ma meritati. E poi, una volta scavato un margine di sicurezza quasi costantemente superiore ai due possessi, fissato sul +8 grazie ad una delle triple di Ross sul finire del terzo quarto, Trieste è abile nel non ingolosirsi, giocando con il cronometro per amministrare il vantaggio anziché cercare conclusioni in contropiede o giocate a bassa percentuale. L’ultimo quarto finisce infatti sul 25 pari, segno che ogni disperato tentativo ospite di rintuzzare la fuga triestina -tentativo talvolta coronato da sequenze di grande qualità come un gioco da 4 punti di Drezniak- veniva doppiato immediatamente da una reazione uguale e contraria che impedisce all’inerzia della partita di cambiare padrone. 

Solidità mentale che caratterizza la presenza in campo dei giocatori del quintetto, tornati ad essere protagonisti assoluti dopo la parentesi bolognese in cui la pattuglia italiana era stata decisiva specie dal punto di vista difensivo. Oddio, il solito fallo tecnico viene comunque fischiato, stavolta a Colbey Ross reo di aver esultato in modo sguaiato in faccia ad un avversario (i bei tempi in cui il trash talking faceva parte del gioco sono tramontati, sacrificati sull’altare del savoir faire ad ogni costo, nemmeno fossimo a Wimbledon), ma vedere Denzel Valentine calmare il compagno per evitare che venga sanzionato la seconda volta per proteste dopo un fallo di Zampini pochi minuti dopo vale di per sé il prezzo del biglietto. Un Denzel Valentine nuovamente sul pezzo, concentrato ed autore di numeri di alta scuola, attentissimo a non deragliare nel comportamento, meno scanzonato e spettacolare ma di gran lunga più efficace rispetto alle ultime uscite. Nel primo tempo si dedica a far giocare i compagni, penetrando e scaricando sistematicamente sull’angolo per le triple soprattutto di Uthoff (6 gli assist per il barba), nel secondo tempo, quando il flusso della partita esigeva una presa di responsabilità da parte dei giocatori tecnicamente in grado di mettersi in proprio, prende tiri difficili ed importantissimi da oltre i 6.75, approfitta della superiorità tecnica e fisica quando nei cambi difensivi su di lui finivano Zampini, Conti o Nikolic, penetrando ed andando a concludere ad una mano da centro area con il movimento che è il suo marchio di fabbrica. Solida anche la partita di Colbey Ross, anche lui letale a cavallo fra terza e quarta frazione nel momento che determina il risultato. Un paio di conclusioni da lontano con la mano dell’avversario ad un centimetro dal naso ed una tripla presa all’ultimo secondo dell’azione da otto metri raccogliendo il proprio palleggio e tirando in una frazione di secondo ridonano alla sua squadra un vantaggio in doppia cifra che rimane “solo” da non vanificare negli ultimi cinque minuti. Quando però Ross commette il suo terzo fallo nel quarto finale arriva il momento da assoluto protagonista di Michele Ruzzier: il play triestino, apparso rinunciatario dal punto di vista offensivo nella prima parte di match, in difficoltà fisica contro Corey Davis e Federico Zampini, a quel punto prende per mano la squadra dettando alla perfezione i ritmi, penetra e scarica, centra il bersaglio da tre, recupera un pallone dalle mani di Corey Davis dopo un tiro sbagliato in attacco che aveva innescato il contropiede di Cremona, stoppandone definitivamente l’estremo tentativo di rimonta, mettendo a referto immediatamente sull’altro lato del campo i due punti del +10 attraverso le manone di Johnson. 

Nessuna novità, invece, arriva dal duo Uthoff/Brooks. I soliti 69 minuti in due sul parquet fatti di saggezza, esecuzioni efficaci (entrambi hanno la rara caratteristica di eseguire in ogni occasione in attacco e difesa la cosa più semplice ma anche a più alta percentuale di successo), personalità e responsabilità. Sono entrambi leader naturali e punti di riferimento per i compagni nei momenti più difficili. Certo, soprattutto per Brooks i 35 minuti di media tenuti nelle ultime quattro partite cominciano ad avere conseguenze sul suo fisico, tanto da costringerlo a chiedere a gran voce il cambio sul finire del secondo quarto provocando un tuffo al cuore a chi aveva scambiato la disperata richiesta di rifiatare con qualche ulteriore tegola da infermeria. In settimana a loro due verrà concessa la possibilità di riposare più a lungo degli altri, in modo da averli al massimo dell’efficienza fisica fra otto giorni contro Venezia. A proposito del big match del 29 dicembre, a chi chiede informazioni sulle condizioni di Markel Brown, che contro una Reyer molto probabilmente rinforzata dal ritorno in laguna di Rayjon Tucker sarebbe fondamentale se non indispensabile, viene fatto trasparire un cauto ottimismo sulle possibilità di rivedere sul parquet prima della fine dell’anno la guardia ex Varese e Napoli. 

Trieste sale così a 14 punti, consolidando il record positivo di vittorie in campionato, ora sul 7/5. Fra le squadre che la appaiavano Trieste in classifica prima della vittoria di Natale, Treviso e Tortona giocheranno in trasferta su campi sulla carta non particolarmente irresistibili ma per affrontare impegni da non sottovalutare (rispettivamente a Sassari e Pistoia), mentre lunedì Milano giocherà al Forum una sfida complicatissima, specie in questo momento di down, contro una lanciatissima Trapani. Le più dirette inseguitrici del quartetto a 14-12 punti sono oggi ben 6 punti più sotto, pertanto è abbastanza plausibile che la lotta per la conquista di un posto fra le prime 8, a tre partite dalla fine del girone d’andata, sarà ristretto a quattro squadre (Trieste, Treviso, Tortona e Milano) che si contenderanno i tre posti presumibilmente rimasti, anche se chi precede a 16 punti non è certo irraggiungibile. Fare calcoli, a questo punto, non serve però a molto: Trieste è sempre più padrona del suo destino e giocherà due partite su tre davanti al pubblico amico. Prendendo in prestito la formula magica del presidente Matiasic, il modo più semplice per qualificarsi alle Final Eight è “vincere, vincere, vincere”.

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