Partiamo da un presupposto: al momento non si conosce l’entità della lesione al menisco del ginocchio destro (e dunque non quello infortunato un anno fa a Varese e già sottoposto ad un’operazione per un problema totalmente diverso): si sa solo che dovrà essere sottoposto ad operazione chirurgica, che verrà eseguita dal fido professor Rocchi mercoledì prossimo. E’ presumibile che una prognosi che si possa avvicinare a quella definitiva non potrà venire azzardata prima della fine della settimana, e comunque non prima dell’intervento chirurgico, sebbene un rientro prima di metà della fase ad orologio sarebbe da considerarsi miracoloso. Solo successivamente alla quantificazione dei tempi di recupero la società potrà valutare eventuali correttivi. L’aggettivo eventuale è d’obbligo: non è infatti affatto scontato che il club decida di ricorrere al mercato, come del resto si può desumere dalle numerose dichiarazioni arrivate in questi mesi da GM, coach e, più recentemente, presidente.
Ci sono da considerare due punti fermi: primo, la mentalità americana, specie in campo di gestione finanziaria. Gli investimenti vengono decisi ed effettuati solo in funzione del vantaggio che possono restituire, gli sprechi invece non sono previsti. Tradotto, si può fin d’ora escludere che il club decida di spendere per spendere, cioè sostituisca Reyes solo per non rimanere con un solo straniero: lo farebbe esclusivamente se il sostituto fosse realmente funzionale al realizzarsi del progetto, e dunque nel caso in cui Reyes non potesse rientrare fino a fine stagione e l’eventuale subentrante fosse di qualità tale da sopperire alla sua assenza in tutto e per tutto, per qualità tecniche e rendimento. Altrimenti, se ne parlerebbe il prossimo anno.
Secondo, le opzioni molto limitate per regolamento in A2. Reyes potrebbe essere sostituito solamente da un comunitario, oppure da un extracomunitario già vistato in Italia, o, naturalmente, da un italiano. Il materiale umano disponibile in questo momento della stagione, che risponda a tali caratteristiche e che le coniughi con il primo punto è però molto, molto limitato. Ed inoltre è oggetto di concorrenza agguerritissima in Serie A, nel resto d’Europa ed anche in A2, dove le squadre più importanti si stanno muovendo da tempo per cercare di rinforzarsi a suon di assegni generosi. Ad esempio, i nomi di Woldetensae di Varese ed Akele di Brescia, ammesso e non concesso che vengano liberati dai club di appartenenza nonostante il limitatissimo impiego, finiranno la stagione quasi certamente in un’altra squadra di Serie A. Per quanto riguarda gli stranieri vistati o i comunitari, è ancora troppo presto per beneficiare dei tagli o dei “mali di pancia” di giocatori importanti in serie A (o per quanto riguarda i comunitari, nei principali campionati europei), e comunque si tratterebbe di doversi “accontentare” di giocatori che per un motivo o per l’altro non stanno disputando una stagione di alto livello, sebbene ce ne siano numerosi che possano fare comunque al caso di Trieste. Ovviamente, scegliere la strada italiana concederebbe il lusso di potersi permettere di attendere il reintegro di Reyes, ma imporrebbe comunque l’esclusione (magari a rotazione) di un altro senior attualmente in roster, e pertanto non allungherebbe in alcun modo rotazioni al momento diventate cortissime.
Un rebus, dunque, di difficilissima soluzione. La squadra ora avrà l’obbligo di ricompattasi e trovare protagonisti e soluzioni alternative almeno nelle prossime quattro partite di stagione regolare, magari cercando di coinvolgere e responsabilizzare maggiormente giocatori che finora sono rimasti un po’ fuori dalle rotazioni o non hanno avuto un rendimento pari alle attese, a partire da Ferrero, Campogrande e, soprattutto Filloy. Sopperire all’assenza di un elemento da doppia doppia di media in grado da catalizzare da solo le attenzioni di due o tre avversari non è naturalmente impresa facile, ma Trieste ha dimostrato di saperlo e poterlo fare. E’ il momento, in ultima analisi, di imporsi di remare tutti dalla stessa parte con convinzione e fregandosene delle difficoltà, dentro e fuori dal campo.