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Contro BYU poco più di un allenamento: le prime impressioni sulla nuova Trieste

Da Tsportinthecity

Gambe imballate, poco fiato, intesa di squadra da creare, caldo e assenze importanti limitano i biancorossi: i giovani universitari americani si impongono nettamente utilizzando la pallacanestro che Jamion Christian vorrebbe portare a Trieste.

Il primo approccio della Pallacanestro Trieste alla nuova stagione offre veramente poche indicazioni dal punto di vista tecnico e lascia intravvedere solo in modo molto abbozzato quelli che potranno essere gli equilibri all’interno della squadra nel prossimo infinito campionato. Troppo pochi i giorni di allenamento nelle gambe, nulla la possibilità di creare un’ossatura, una chimica di squadra, una gerarchia di responsabilità per poter trarre conclusioni che sarebbero in ogni caso affrettate. Oltretutto, le assenze di Justin Reyes, impegnato con Portorico nei Mondiali in Giappone, e di Stefano Bossi, reduce da un piccolo intervento di pulizia di un’articolazione (sarà comunque regolarmente a disposizione fra pochi giorni), costringe coach Christian a vorticose rotazioni per preservare l’incolumità fisica di giocatori con le gambe ancora imballate, attribuendo responsabilità in regia a giocatori (Brooks e Filloy) che presumibilmente non le avranno in situazioni normali almeno in via continuativa, e lasciando in campo per lunghi tratti Vildera e Candussi con quest’ultimo a ruotare da quattro. In aggiunta gli avversari, giovani universitari di Division One nella NCAA, appaiono fisicamente in palla e molto motivati a mettersi in evidenza davanti al loro coach, e presentano anche almeno un paio di individualità dal futuro assicurato, rivelandosi dunque un avversario fra i più ostici da affrontare dopo soli tre giorni dal raduno di venerdì scorso: è già sorprendente che una partita del genere, a questo punto della pre season, non sia stata disputata a porte chiuse, sebbene le quasi 1400 presenze nel caldo infernale di un Palatrieste che pare cristallizzato al quarantesimo minuto della sfida contro Verona, siano lì a testimoniare l’interesse, l’amore per la squadra, la fame di pallacanestro che pervade la piazza nonostante la retrocessione.

Alla fine, non più di dieci-quindici minuti di basket accettabile da parte di Trieste, che fanno già intendere con chiarezza come Ruzzier, Filloy e Ferrero siano lussuosi come caviale e champagne in A2, come il lavoro sporco in difesa e sotto canestro sarà svolto prevalentemente da Vildera, Candussi e Deangeli, come il gioco di Jamion Christian potrà essere vincente solo se la sua squadra riuscirà ad esprimere percentuali decenti da tre punti (il pubblico triestino ne ha potuto assaggiare il sapore durante l’amichevole, però ammirando soprattutto gli avversari: ben 46 tentativi da 3 per loro, con percentuale oltre il 40%). Alla ricerca della propria identità triestina Eli Brooks – il cui nome, come insegna il coach, si pronuncia ìlai – impiegato fuori ruolo per lunghi minuti, privo di qualunque intesa con in compagni e dunque costretto a conclusioni da oltre l’arco improvvisate e fuori ritmo, di conseguenza a bassa percentuale di realizzazione. Però dimostra grande volontà difensiva, ha tempismo a rimbalzo (9 carambole per lui, il migliore della squadra), non si tira indietro quando si tratta di tuffarsi per conquistare una palla vagante e predilige far giocare i compagni mettendoli nelle migliori condizioni per tirare (6 assist). Certo, a vederlo dal vivo sembra esile e con pochi centimetri a disposizione, ma a detta di chi lo conosce bene come GM e coach, a fare la differenza nel suo caso sarà soprattutto il QI cestistico. Tempo al tempo. 

A giudicare dallo stato di forma e dalla chimica di squadra poco più che embrionale, è presumibile che un’idea ancora approssimativa ma un po’ più chiara sulle vere potenzialità di questo team la si potrà avere solo durante il triangolare di Supercoppa a metà settembre, perché verranno affrontate squadre più assimilabili a Trieste in quanto costruite per affrontare il medesimo campionato, oltretutto al medesimo punto del processo di preparazione fisica. Ma sarà l’arrivo di Justin Reyes, che viene annunciato in gran forma, a cambiare definitivamente il volto della squadra: giocatore totale, in grado di fare la differenza in più ruoli, un leader in campo ed un catalizzatore per le difese avversarie, che però si aggregherà ai compagni presumibilmente non più di dieci giorni prima dell’esordio in A2 contro Orzinuovi. Nel frattempo, cantiere aperto e lavoro intenso. 

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