(Photo Credit: Sito ufficiale Pallacanestro Trieste)
Articolo tratto da Tsportinthecity a firma Francesco Freni
Pallacanestro Trieste – Reale Mutua Torino 74-71 (29-21, 18-22, 15-17, 12-11)
Pallacanestro Trieste: Michele Ruzzier 15 (5/7, 0/4), Eli jameson Brooks 13 (1/4, 3/6), Ariel Filloy 12 (1/3, 3/11), Francesco Candussi 10 (2/3, 1/4), Giovanni Vildera 9 (4/9, 0/0), Justin Reyes 6 (3/10, 0/3), Stefano Bossi 5 (0/0, 1/3), Lodovico Deangeli 2 (1/1, 0/0), Giancarlo Ferrero 2 (0/1, 0/0), Leo Menalo 0 (0/0, 0/1), Danny Camporeale 0 (0/0, 0/0)
Tiri liberi: 16 / 23 – Rimbalzi: 48 13 + 35 (Justin Reyes 14) – Assist: 15 (Michele Ruzzier 6)
Reale Mutua Torino: Keondre Kennedy 14 (7/11, 0/5), Matteo Schina 14 (3/5, 2/4), Federico Poser 12 (4/7, 0/0), Donte Thomas 9 (1/6, 2/4), Matteo Ghirlanda 8 (1/1, 2/2), Niccolo De vico 5 (1/5, 1/2), Simone Pepe 5 (1/1, 1/3), Luca Vencato 4 (2/6, 0/2), Marco Cusin 0 (0/2, 0/0), Gianluca Fea 0 (0/0, 0/0)
Tiri liberi: 7 / 14 – Rimbalzi: 31 2 + 29 (Donte Thomas 12) – Assist: 14 (Luca Vencato 3)
E’ una Gara3 tesa e nervosa, con una posta in palio dall’importanza clamorosa per entrambe le squadre, la prima per riuscire riconquistare la sintonia con il proprio pubblico, tornato numeroso e rumoroso a popolare il Palatrieste, la seconda con le spalle al muro dopo la tramortente doppietta subita in casa. Del resto non c’era da aspettarsi nulla di diverso dopo due equilibratissime gare in tre giorni finite punto a punto con enorme dispendio di energie, ma evidentemente a possedere ancora riserve fisiche e mentali è la squadra che ha tarato la sua stagione per arrivare al massimo nella sua parte fondamentale. Trieste, pur incappando in tre quarti confusionari soprattutto in attacco, costellati da errori banali al tiro, palle perse e falli mal spesi, stavolta tiene in difesa lasciando sfogare una Torino volonterosa e motivata, mossa più dalla forza della disperazione che da gambe ormai poco reattive, che non sa approfittare delle infinite occasioni offerte per ribaltare l’inerzia della gara, magari prendersi qualche rassicurante punto di vantaggio e segnare quel punticino nella serie che avrebbe abbattuto le certezze triestine, ma arrivando invece alle azioni decisive di fine quarto quarto con pochissima lucidità, prendendo decisioni al tiro improvvisate ed a bassissima percentuale ed in definitiva gettando tutti i palloni che contano. Trieste, invece, non cade nel tranello del nervosismo, non protesta mai neanche davanti ed evidenti errori arbitrali, rimane concentrata ed esegue alla perfezione il fondamentale che stava per condannarla in Gara2: il tagliafuori difensivo, che le permette di conquistare ben 38 rimbalzi sotto il proprio canestro concedendone appena 4 a Poser e compagni. Inoltre, ne cattura ben 16 in attacco, conquistandosi una marea di extrapossessi che in una partita vinta di 3 punti hanno evidentemente un peso incalcolabile. Ed infine, non commette nuovamente errori negli ultimi minuti (a parte lo 0-2 di Brooks ai tiri liberi a 11 secondi dalla fine che avrebbero chiuso la contesa, ma l’importante era esserseli conquistati con la palla nelle mani del miglior tiratore dalla lunetta, che peraltro subito dopo si fa perdonare con il definitivo 2 su 2). C’è solo il brivido finale dell’ultima rimessa consegnata nelle mani di Kennedy, ma ormai manca veramente troppo poco e comunque il treccioluto esterno torinese fortunatamente non riesce a controllare la sfera. Poco importa essere precipitati dai 29 punti segnati in un primo quarto caratterizzato da una partenza da centometristi con Ruzzier che sembra Bolt contrapposto ad un Vencato che in avvio pare, dal canto suo, un compassato partecipante ai campionati rionali di corsa campestre, ai 18, 15 ed addirittura 12 realizzati nei quarti successivi. Questi sono i playoff, baby: spettacolo e percentuali, estetica e bel gioco valgono zero. Ciò che vale, invece, è un singolo punto segnato più degli avversari, brutto, sporco, casuale, regalato. Non importa altro, è un nuovo campionato con logiche ed approccio mentale totalmente nuove. Il pubblico lo sa, lo capisce e (a differenza della stagione regolare) non mugugna ad ogni palla persa, ad ogni tiro sbagliato, ad ogni carambola sul piede, ad ogni cambio difensivo mal fatto – peraltro veramente pochi in Gara3. Anzi, continua a sostenere, ad inneggiare, a spingere la squadra e ad esultare per la vittoria, non certo esaltante e non certo conquistata contro i Boston Celtics, ma che porta dritta in semifinale.
A tal proposito c’è da dire, senza togliere nulla alle tre vittorie meritatissime di Trieste, che un po’ tutto l’ambiente aveva forse sopravvalutato il valore di avversari che, tutto sommato, erano dotati di un roster molto corto e spremuto all’inverosimile durante la sterminata stagione regolare, dotato di alcune individualità interessanti e di giovani di prospettiva come Poser e Schina, ma nel complesso troppo asciutto per poter ambire a traguardi importanti. Ed infatti, dopo aver addirittura insidiato il secondo posto di Cantù nel Girone Verde disputando una stagione ben sopra le legittime attese, la Reale Mutua è letteralmente crollata negli ultimi due mesi, soprattutto fisicamente. Non essersi fatti sorprendere dalla voglia e dalla incrollabile determinazione torinese, che getta generosamente sul campo fino all’ultima goccia di sudore, è comunque un gran merito per una squadra, quella triestina, che tutto sommato andava affermando da mesi come l’obiettivo reale fossero i playoff. Lasciare per strada lungo la stagione punti anche contro squadre improbabili, così come aver gestito in modo conservativo gli infortunati, ha sempre fatto parte di un piano preciso: quello di arrivare al completo ed in forma ai quarti di finale. Se sarà vera gloria ce lo diranno le prossime partite, ma va riconosciuto a GM e coach un elevato tasso di coerenza, mantenuto, in certi momenti, davvero contro tutto e tutti.
Gara3, a parte la bruciante partenza di Trieste, che pare intenzionata a chiudere subito la questione per potersi permettere il lusso di gestire la partita davanti alla proprietà americana (presenti in parterre Connor Barwin, Prab Sekhon e Fitzann Reid), vira nel secondo quarto in una contesa punto a punto, con vantaggi minimi che raggiungono massimo i sei punti ma comunque senza che Torino riesca mai a mettere il naso avanti. Keondre Kennedy è deciso a ripetere Gara2, Donte Thomas mostra la faccia feroce e cerca di intimidire, Poser inizia bene ma poi viene letteralmente cancellato dal campo da un monumentale Vildera. Ma Franco Ciani viene tradito dai suoi pretoriani: a parte Pepe, acciaccato e rischiato nel secondo tempo quando non se ne poteva proprio fare a meno, autore di una tripla in apertura di quarto e di pochissimo altro negli otto minuti sul parquet, i protagonisti della stagione, Vencato ed un nervosissimo De Vico si mostrano pochissimo reattivi, subiscono nell’uno contro uno, non incidono in attacco se non quando chiamati in causa con conclusioni che davvero non possono sbagliare. La svolta alla partita, quella che genera il riassorbimento dei dieci punti di gap accumulati da Trieste in avvio, è l’ingresso di un Matteo Schina dalla grande personalità, motivatissimo a far bene davanti alla sua famiglia nella sua città, intenso ai limiti dell’aggressione fisica in difesa, specie su Stefano Bossi ma anche su Ruzzier e Brooks, precisissimo da fuori e da sotto. E’ lui la vera anima di Torino, ed infatti Franco Ciani gli assegna sul campo i gradi di play titolare. La partita subisce uno scossone mentale e psicologico quando pare poter donare l’inerzia agli ospiti: manca un secondo alla fine del terzo quarto, Schina subisce fallo su un tiro da oltre l’arco. Errore clamoroso della difesa triestina, che, sul punteggio di parità, rischia di far finire Torino per la prima volta in vantaggio di tre punti a dieci minuti dalla fine, con tutta la forza mentale a suo favore. Schina segna il primo libero, ma prima che possa tirare il secondo la panchina torinese pasticcia e si vede fischiare un tecnico. Filloy trasforma il relativo tiro libero, poi si torna dall’altra parte per i restanti due tiri per il play gialloblu. Matteo sbaglia il secondo, segna il terzo. Torino è a +1, rimessa dal fondo, Filloy riceve e tira dalla linea laterale accanto al suo coach, a 18 metri dal canestro: solo rete, il nativo di Cordoba realizza 4 punti in un secondo, manda in visibilio il palazzetto e mantiene un possesso di vantaggio per la sua squadra. Una svolta? Si potrebbe rispondere che Torino nell’ultimo quarto segna solo 11 punti, uno in meno di Trieste. E’ la fiera degli orrori cestistici, con Justin Reyes a perdere palloni incredibili e sbagliare appoggi elementari e subire un paio di stoppate a cinque dita (il partoricano cattura comunque 14 importantissimi rimbalzi) ma la squadra di Ciani, dopo quel canestro, di fatto alza le mani rimanendo in rottura prolungata con il canestro per 10 lunghissimi minuti. Curiosamente, Trieste punisce a sirena urlante a fine terzo quarto sia in Gara1 (con lo stesso Filloy), che in Gara2 (con Ferrero). Non c’è due senza tre, recita il detto. Tre, come le vittorie che portano Trieste a un terzo dell’opera: ora di successi ne mancano 6, e l’impresa, specie dopo le sconfitte di Forlì a Vigevano (netta e senza discussioni) e di Cantù a Cividale (priva di Lamb e con i capelli color evidenziatore-gita da due settimane) appare un po’ meno un’utopia ed un po’ più un’occasione. Nel tabellone Oro può chiudere la serie anche Udine, impegnata domani sul campo di Cremona dopo aver rischiato l’inverosimile in Gara2 vinta al supplementare. Nel tabellone Argento da rilevare, invece, come dopo le difficoltà già evidenziate in un palazzetto casalingo semivuoto per la disperazione del suo presidente, l’imbattibile Trapani trovi il modo di farsi superare dalla giovane Piacenza nel primo confronto fuori casa. In semifinale, dal canto loro, ci vanno anche la Fortitudo (che vince di uno sul campo di Treviglio) e Rieti che spazza via Rimini vincendo nettamente anche Gara3 in Romagna: Bologna e Rieti si affronteranno in una semifinale infuocata, su due dei campi più caldi dell’intera penisola.
Nel weekend Trieste concederà presumibilmente un paio di giorni di riposo ristoratore ai giocatori (avvistati tutti insieme in un noto pub triestino, con aggregato anche Frank Bartey, venuto a tifare per i suoi vecchi compagni dopo la poco felice parentesi brindisina, alla faccia di chi descriveva questa come una squadra di professionisti distaccati e lontani dalla città e dalla sua gente). L’allungamento della serie che vede impegnata Forlì è naturalmente un’ottima notizia per i biancorossi, anche alla luce dell’assenza di Kadeem Allen che costringe i compagni agli straordinari. Gara1 di semifinale, ammesso che veda proprio i romagnoli come avversari, si disputerà al Pala Fiera di Forlì domenica 19 maggio. L’obiettivo, prima di allora, sarà quello di convincere il pubblico triestino a riempire l’impianto di via Flavia ben oltre i 4500 presenti contro Torino, magari avvicinandosi ai fasti dei playoff 2017 e 2018: ambizione legittima per una squadra che, lei sì, non ha mai smesso di crederci.