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Raffaele Baldini

Analisi post Cantù: tenere la barra dell’equilibrio dritta…

Segni di ripresa della Pallacanestro Trieste in quel di Desio, anche se è pur sempre una sconfitta Quanto è difficile tenere la barra dell’equilibrio Delle volte mi stupisco… anzi no, non mi stupisco per niente, di come i tifosi “al chilo” facciano fatica a non portare un giudizio a sentenza. E’ chiaro che coach Christian oggi come oggi non è solo il principale responsabile della stagione negativa della Pallacanestro Trieste, ma è anche probabilmente il suggeritore di Schettino sulla “Concordia”, il responsabile della torre di controllo di Ustica, e chi ne ha più ne metta. Spiegatemi voi come si può mettere in croce un allenatore che: si è giocato la partita punto a punto con il roster più forte della A2 (insieme a Trapani), fuori casa, senza uno straniero come Justin Reyes che porta in dote 18.5 punti a partita e 10.3 rimbalzi. Un allenatore che limita l’iradiddio avversario (Hickey ndr.), tenendolo a 6 punti, visto che gli ultimi due sono stati realizzati in entrata all’ultimo secondo; un allenatore che aggiusta fra primo e secondo tempo la difesa Solomon Young. Non solo, la versione offensiva della sua squadra è stata dinamica, ha creato tiri eccellenti, grazie alla regia di Ruzzier ma anche grazie a elementi sempre in movimento e pronti ad attaccare il canestro, creando vantaggi dopo la prima linea; un timoniere che ha asciugato le rotazioni per mantenere alta la qualità della pallacanestro espressa, sacrificando al “sacro altare” della partita tre palle perse di un Ruzzier esausto. Il parere su coach Christian del sottoscritto l’ho palesato senza troppe sfumature o paraventi, farlo diventare un giudizio assoluto è pura disonestà intellettuale. Coperta corta L’avevo scritto a chiare lettere nelle “chiavi” del prepartita, Trieste aveva una possibilità di vincere se alzava i ritmi, in quanto la difesa canturina non è sempre irreprensibile. Ha funzionato per buona parte del match, il problema risiede in una coperta cortissima per i biancorossi: Reyes fuori, Campogrande fisicamente con acciacchi, Bossi e Ferrero in difficoltà da inizio stagione, Candussi ondivago. I 5 “moschettieri” restanti hanno eseguito con letture giuste e qualità, pagando ovviamente in difesa. La difesa, vero che Cantù ha segnato 96 punti, è anche vero che Moraschini ha segnato canestri pazzeschi, Baldi Rossi ha tirato sulla testa del difensore e i tiri aperti sono stati concessi a Bucarelli, uomo esiziale ma con un problema alla caviglia; anche qui non vedo macroscopici errori tattici. Ecco, piuttosto chiediamoci perché a suo tempo non abbiamo portato a casa Moraschini… Quale era l’obiettivo pre-Cantù? Con un quinto posto semi-blindato, l’obiettivo prima della sfida di Desio era quello di ritrovare la squadra. E’ sicuro che una sconfitta non sarà mai un ricostituente, ma ci sono perlomeno elementi da cui partire. Pensare di ribaltare il trend negativo delle ultime settimane in 40 minuti a casa della seconda della classe nell’altro girone, sarebbe stato utopistico, meglio costruire con raziocinio e intelligenza un percorso fisico/atletico e tecnico/tattico per arrivare calibrati ai playoff. Ora, per la sfida con Agrigento, lo step successivo diventa la vittoria, magari anche comoda, dimostrando di essere nuovamente in controllo del mezzo. Pur che non si ometta un assunto ormai chiaro a tutti: un rinforzo non sarebbe utile, sarebbe FONDAMENTALE! Raffaele Baldini

Candussi e Filloy spengono la rimonta di Cividale

In un palazzetto di Lignano gremito (e molto caldo) si gioca il primo derby regionale per la finale del III Memorial Bortoluzzi. Pallacanestro Trieste con Ruzzier, Bossi e Campogrande ai box (con Reyes pronto alla sfida con l’Italia), e ovviamente senza Justin Reyes; ducali senza Mastellari e Berti. Il “cannibale” Redivo subito a prendersi conclusioni fuori dai giochi, ma il primo vantaggio è giuliano sul 3-7 con tripla di Candussi. Cividale gioca ai 24″ con qualche passaggio di troppo e tiri di conseguenza forzati; Rota muove la retina ma secondi possessi triestini mantengono Deangeli e soci avanti sul 6 a 5. Si segna poco, Brooks dall’arco mette una minima distanza fra le due contendenti per l’immediato time out di coach Pillastrini. Allunga Trieste con buone giocate vicino al ferro, +8 sul tabellone dopo un facile canestro di Vildera su assist di Filloy. Buone giocate dei ducali in area pitturata avvicinano la squadra di coach Pillastrini, ma gli avversari non indietreggiano rispondendo colpo su colpo. Balladino è una specie di zanzara ad agosto, su tutti i palloni e su Brooks in difesa appiccicato, primo quarto chiuso sul 13-24. “Zona” ordinata da coach Christian, Candussi apre dall’arco con 13 punti all’attivo e il vantaggio si dilata sul +17 (13-30). Gioca bene Trieste, fluida e con tempi e spaziature giuste, Furin e Rota provano ad arginare (parzialmente) l’onda biancorossa; calano fisiologicamente le segnature, non la vena di Rota che riporta a -13 i ducali. Squadre alla pausa lunga con la Pallacanestro Trieste comodamente avanti 35-46 nonostante la doppia tripla di Balladino che scuote il palazzo di Lignano. Tabellina del tre in casa Trieste alla ripresa delle ostilità, allungo sul +17 dopo neanche due minuti. Vildera per la categoria è oggettivamente spesso fuori scala, potendo mettere sul parquet centimetri e chili in più; nonostante il quarto fallo commesso, nella partita è stato un fattore. Dell’Agnello si iscrive a referto con un buon canestro dai tre metri, ma la comunicazione Brooks-Candussi vale sempre il comodo vantaggio giuliano sul 42 a 57. Gli Eagles non sfruttano tante gite in lunetta con bonus speso dagli avversari, trovano un ottimo momento del lungo Miani chiudendo il terzo quarto 61-70. Gabriele Miani non smette di segnare da qualsiasi parte del campo, si anima il palazzo di Lignano con una partita ancora vivissima. Una tripla “col codino” e un canestro di Redivo riportano i ducali a 2 soli punti con time out di coach Christian. Redivo insacca dopo una vita la tripla del clamoroso vantaggio Eagles sul 71-70. L’argentino è “on-fire” (prevedibile), Trieste torna a segnare con il solito Candussi. Contro sorpasso targato Ferrero, bella sfida adesso per sei minuti infuocati a Lignano. Miani è un iradiddio, ma Filloy capisce che è il momento di incidere da leader conclamato della squadra. Il gaucho segna due triple e un canestro dal peso specifico immenso, la spallata decisiva al match; Redivo non si arrende, Rota recupera una palla e Cividale è di nuovo a -1. Due minuti in apnea, Candussi mette una tripla pesante, e la partita finisce con una stretta di mano fra i protagonisti con il tabellone che segna 86-90. Raffaele Baldini

Brooks c’è e c’è anche la squadra. Trieste vince con Forlì

Prima partita del III Memorial Bortoluzzi fra la Unieuro Forlì e la Pallacanestro Trieste; squadra giuliana sempre rimaneggiata con Michele Ruzzier e Stefano Bossi ai box romagnoli con americani in panchina per onor di firma. Maurizio Tassone sblocca il match con una tripla, viatico al primo vantaggio con break: 6-0. La consueta “sparatoria” dall’arco vede Brooks e soci litigare con il canestro, la squadra di Antimo Martino è brillante anche senza i due americani; Deangeli dall’arco riavvicina i suoi a -1, con inerzia che si sposta verso i triestini. Primo vantaggio esterno con i liberi di Vildera, e sono proprio i lunghi di coach Christian a fare la differenza contro i pari ruolo avversari; sempre macchinosi seppur animati da buono spirito gli spostamenti difensivi di Campogrande e soci, 14-12 vantaggio Forlì. Il precampionato di Trieste al tiro da tre punti è un pò come quello della Nazionale prima della sfida alla Serbia, asfittico a dir poco; in una pallacanestro non indimenticabile, come logico che sia, si chiude la prima frazione sul 17-16 con tripla di Zampini. Brooks ha una illuminata lettura del gioco, trova scarichi importanti per compagni liberi, non a caso Ferrero imbuca due triple consecutive, Campogrande lo segue per il 20-25. Forlì lavora sulle pecche a rimbalzo giuliane, Radonjic insacca la tripla del pareggio. Nuovo scatto degli uomini di coach Christian con triple che cominciano ad entrare con regolarità, grazie anche a ottime giocate corali, +9 a metà frazione con doppia bomba di Filloy. “Zona” adattata ordinata da Christian, interessante upgrade tattico rispetto alle prime uscite; Ferrero “Guglielmo Tell” a Lignano, +9 ospite. Brillante pallacanestro degli uomini di Christian sulle tavole parchettate, tutti giocano assieme e godono dell’extra-pass, squadre all’intervallo sul 40-45, un match aperto grazie alla vena balistica forlivese di Valentini. Due triple griffate Filloy-Brooks e nuovo vantaggio “comodo” Trieste sul +9 ad inizio ripresa. Tassone dall’arco interrompe il moto perpetuo giuliano, Forlì torna a giocare bene con coralità e spaziature giuste: 48-51. Nel miglior momento romagnolo ecco che la zampata di Brooks, nuovo break materializzato e +10 in un amen. Inerzia totalmente alle spalle di Deangeli e soci, +13 sul tabellone con la Unieuro implosa offensivamente, più lenta e prevedibile. Daniele Cinciarini ferma l’emorragia, terzo quarto chiuso sul 56-66. Cinciarini è un altro dei sempreverdi che non smetteranno mai di fare canestro, Forlì lascia aperto il match grazie alle sue iniziative, supportato dal solito Valentini e da Pollone: 64-68. Pollone per il pareggio subito contrastato dalla replica di Brooks e di Filloy, bel match a guardarsi e Trieste avanti di 6 a 5 minuti dal termine. Torna a far male Cinciarini, 4 punti consecutivi per un’ennesima reazione romagnola; fuoco di paglia perchè gli uomini di Christian hanno diverse alternative per distanziare gli avversari, nuovo +8 a due minuti dal termine. Finisce la partita con il tabellone che segna 80-87 e Trieste che si guadagna la finale con Cividale, tanti elementi positivi ricavati da questa sfida, Brooks su tutti. Raffaele Baldini

“Scugnizzi” ed un sogno scudetto, meraviglioso poema cestistico

“Scugnizzi per sempre” è un assoluto capolavoro. Me ne frego altamente di quelle che possono essere inesattezze storiche, parzialità, “abusi” romantici o ricostruzioni non perfettamente fedeli. Qua siamo di fronte ad uno spaccato sportivo a cavallo fra anni ’80 e ’90 reso emozionante dalla capacità di toccare i tasti giusti, quelli che hanno reso lo scudetto di Caserta nel ’91 un meraviglioso capitolo della commedia dell’arte sportiva italiana. Nella corposa produzione c’è tutto: una storia fatta di sacrifici e di tante dolorose cadute, una realtà di provincia che si riscatta con talenti locali, forestieri arrivati da lontano divenuti più casertani di Gentile ed Esposito, idoli che prescindono dal risultato sportivo, un patron (Giovanni Maggiò ndr.) visionario in grado di remare controcorrente, scommesse sportive vinte ma non senza strascichi emotivi. L’ascesa della piccola Caserta, insinuata nel potere del nord rappresentato dall’Olimpia Milano, con strafottente esuberanza, è una costruzione dal basso, dalle fondamenta…quelle rappresentate simbolicamente dalla “reggia” del basket casertano, il PalaMaggiò, eretto in 100 giorni fra la diffidenza generale. La virtù di un settore giovanile curato come si deve, l’innata poesia di chi da ragazzino ha ancora un sogno in tasca, un pallone sottobraccio e un espediente per materializzare la passione, in questo caso la bocchetta di sfiato del cesso di un bar. Siamo noi negli occhi di Gentile ed Esposito da ragazzini, sognatori e irriverenti, siamo noi nelle ore consumate su un treno speciale ad inseguire un momento da ricordare per una vita con la sciarpa al collo, siamo noi che cerchiamo di portare a termine il progetto di un padre, siamo noi che ci troviamo trent’anni dopo abbracciandoci forte per una battaglia combattuta assieme, nella stessa trincea, che non conosce sbiadite temporali. Uscirei dallo stereotipo, forse un po’ troppo reiterato nel film, della “Milano ladrona”, in quanto debole tesi difensiva verso una rappresentante di una pallacanestro italica che faceva giurisprudenza anche in Europa; così come il possibile furto in finale di Coppa delle Coppe con il Real Madrid. Di fronte c’era un certo Drazen Petrovic da 60 punti, la sfiga è stata incrociarlo… tutto là. “Scugnizzi per sempre” è un crescendo di pathos ed emozioni, i silenzi sono nettamente più espliciti delle parole, gli occhi dei protagonisti il linguaggio più sincero. Azzeccata l’idea di “rubare” imbarazzi, come quello di Sandro Dell’Agnello ritrovando Oscar Schmidt o la chiacchierata di coach Marcelletti con il brasiliano. Per chi ama questo sport, anche meno religiosamente del sottoscritto, DEVE fare questa immersione, possibilmente in apnea, tutta d’un fiato, perché diventa veramente difficile abbandonare un viaggio così unico. E’ brutto vivere di ricordi, ma in un’epoca sportiva dove tutto è fugace, effimero… questa produzione rappresenta il più bel romanzo da trovare in una soffitta impolverata. Perché? Perché chi vinceva versava lacrime di commozione e non inchiostro per firmare nuovi contratti, chi vinceva suggellava una storia vissuta con tutte le cicatrici, chi vinceva non scordava e non lasciava indietro nessuno, chi vinceva… era una città intera. Raffaele Baldini

Rema Tonino, verso la tua Itaca…

Fonte: Superbasket.it a cura di Raffaele Baldini Sarebbe facile raccontare Tonino Zorzi alle prese con la sua biografia “La mia Itaca – Da Gorizia a… Gorizia, i miei viaggi baskettari”, con foto sparse a casa e appunti presi rigorosamente a mano, cambiando l’ordine dei capitoli facendo diventare matto l’editore Enrico Petrucci di BasketCoach. Un uomo che allenava anche quando si raccontava, che non smetteva mai di ragionare sulla miglior esposizione di un ricordo o su un momento cestistico raccontato al sottoscritto. Preferisco però considerare questi miti della pallacanestro nella loro essenza verace, quella attorno ad un tavolo di un agriturismo vicino a Gorizia, fra salumi, vino e amici di una vita incrociati ai tavoli. Tonino Zorzi era tutto quello che in epoca contemporanea fa dimenticare il cellulare in macchina: aneddoti, “passing-game” spiegato con bicchieri di carta e caraffe di vino, virtuosismi con carpiati all’indietro nel passare da Dalipagic e una strafiga moglie di qualche giocatore. La sensazione è, conoscendo il “paron” ma anche chi ha avuto a che fare con lui, direttamente o indirettamente, è che Zorzi fosse la straordinaria competenza a cui affidarsi nei momenti difficili; una sorta di vecchio saggio del villaggio, uno che allenando dall’età di 27 anni ne avesse viste e sentite, uno che potesse decodificare qualsiasi intricata situazione fra due canestri. Tonino Zorzi è stato un uomo di clamorosa coerenza, quella che se ne frega dei leccaculismi di facciata, scevra da genuflessioni professionali. La sua carriera non è stata solo quello che si è visto in prima pagina, ma anche quella dei riferimenti in basso, una moltitudine di meriti celati dietro il ruolo di assistente. E poi quel meraviglioso “fuoco sacro” presente in un ottantatreenne dalla camminata incerta, neanche sotto forma di brace sotto la cenere, ma proprio con fiamme vigorose da “scottare” chiunque avesse a tiro. Se qualcuno mi chiedesse, quale istantanea di porti dietro del “paron”? Quella meravigliosa, sublime, poetica luce negli occhi di un ultra-ottantenne che mi diceva: “do una mano ad allenare ragazzini qui a Gorizia, ma sarei pronto ad allenare e a rispondere a qualsiasi chiamata, anche adesso”. Capite che qua non si parla di arabi, di ingaggi faraonici, di macchine lussuose… qua si parla di pura passione per la pallacanestro, di una piacevole malattia che non puoi debellare ma con cui ci devi convivere fino alla morte. Adesso il “paron” rema verso la sua Itaca, isola frastagliata e ruvida come il carattere di Tonino, ovviamente con sguardo proiettato in avanti e il vento amico della sua Gorizia che spira alle sue spalle. Buon viaggio Maestro, grazie de tuto!

Francesco Candussi pronto a rivestire la maglia biancorossa

Fonte: cinquealto.com a cura di Raffaele Baldini Francesco Candussi pronto a rivestire la maglia biancorossa. Il lungo classe ’94 di Palmanova, dopo 8 anni (dal 2013 al 2015 a Trieste ndr.) è pronto a rinforzare il reparto del nuovo roster costruito da Michael Arcieri. “Candu” viene da una stagione al chiaro-scuro, con tanta panchina a Verona in serie A e un ottimo finale di stagione con la Fortitudo Bologna, con 13.3 punti a partita e 5.3 rimbalzi. Ha la maturità giusta per giocare in una squadra che punterà alla serie A, ha l’occasione per ritagliarsi uno spazio importante in un progetto ambizioso. Mancava solo la firma sul contratto per riportare anche Ariel Filloy a casa, quando si è inserita nella corsa all’italo-argentino una società di serie A. L’offerta di Trieste è più vantaggiosa, vediamo se questo ritardo crea un “fastidio” sul fronte triestino oppure è solo un fisiologico tempo per firmare con la convinzione di sposare il progetto.

Nel toto-allenatore di Trieste anche una quota rosa?

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini Insediamento e operatività non devono per forza viaggiare a braccetto. Michael Arcieri sarà oggi a Trieste per iniziare l’avventura ma è estremamente attivo sul mercato, soprattutto quello degli italiani. Se Michele Ruzzier rimane “congelato”, con Napoli alla finestra, c’è fermento per l’altro regista; sfumato Giovanni Tomassini, esperto 35enne in forza a Cento e già visto in finale promozione con la canotta di Casale Monferrato, sembra esserci un braccio di ferro con una scatenata Verona per Ariel Filloy. Uscito dalla Bertram Tortona, l’italo-argentino tornerebbe in terra giuliana quale regista d’ordine di grandissima affidabilità. La conclamata attenzione di Arcieri per italiani di scuola americana, porta a monitorare con interesse Gianmarco Arletti, esterno classe 2001 nelle ultime tre stagioni alla Delaware University dove nell’ultimo anno ha collezionato 33 presenze con 5,2 punti, 3,0 rimbalzi e 1,3 assist di media in circa 21 minuti di impiego a partita. Sul giocatore bolognese, impegnato in questi giorni a Roma con il raduno della selezione ”Green Team”, ci sarebbe anche la Pallacanestro Varese, e non da quest’anno (già con Arceri la passata stagione ndr.). Curiosità sul toto-allenatore: dalla famosa lista ristretta dei tre statunitensi, spunterebbe anche il gentil sesso. Ebbene si, sembra che la società abbia sondato un’allenatrice per rompere un tabù che dura una vita nella pallacanestro italiana. Collegando indizi e matrice si potrebbe ipotizzare che l’interessata sia Sonia Raman, classe ’74, assistant-coach dei Memphis Grizzlies nella NBA dal 2020, o Teresa Weatherspoon, leggenda del basket e ora assistente ai Pelicans, sempre nella NBA. Ormai la curiosità è oltre i livelli di guardia, gli appassionati giuliani vogliono scoprire la carta più intrigante dell’estate 2023.

Sulla panchina il nome nuovo è Tom Bialaszewski

Fonte: Il Piccolo a cura di Raffaele Baldini Michael Arcieri sta restringendo la cerchia di papabili allenatori per la Pallacanestro Trieste. Detto di Jasmin Repesa offertosi alla causa giuliana, il nuovo General Manager sembra seguire la strada della coerenza, quella che lo ha portato ad essere miglior dirigente della serie A la stagione scorsa, puntando su competenze d’oltreoceano. Un nome fra tre nella lista che sembra avere le quotazioni in rialzo è quello di Tom Bialaszewski, già assistente di Ettore Messina all’Olimpia Milano nella stagione 2019-20 e nelle mire dell’Openjobmetis prima dell’arrivo di Matt Brase. Bialaszewski ha un passato quale responsabile “game planning” dei Los Angeles Lakers, sotto diverse gestioni tecniche, avendo un rapporto esclusivo con Kobe Bryant; cinque anni vissuti in simbiosi, in cui ognuno ha imparato tanto dell’altro. Dichiaratamente un uomo “tecnologico”, maniacale nel vivisezionare gli aspetti del gioco, attento a carpire i punti di forza e punti deboli delle avversarie, preparare principi tattici flessibili ad ogni esigenza. Esperienza ne ha fatta con le franchigie dei Cavs, Kings, Pelicans, Jazz, Lakers, e il suo status viene consolidato dalle parole di una grande campione NBA come Steve Nash (con cui ha avuto a che fare): “solo il cielo è il limite di Tom. Ha una grande comprensione di ciò che serva per essere un allenatore NBA, di quali siano le misure del successo per un giocatore e una squadra. E’ un grande.” Tornando ai “casting virtuali” di Mike Arcieri, quello che non è stato preso in considerazione ma denuncia una sensibilità particolare per la piazza di Trieste è Walter De Raffaele, pluri-campione d’Italia con la Reyer Venezia (anno 2016-17 e 2018-19). L’allenatore livornese ha da sempre escluso la possibile discesa in A2, ma per approdare in terra giuliana, con un progetto ambizioso, potrebbe prendere in considerazione l’opportunità. Staremo a vedere, non c’è troppo tempo da aspettare per inserire il primo, fondamentale tassello per la prossima stagione.

Marco Legovich non è più l’allenatore della Pallacanestro Trieste

Si separano le strade della Pallacanestro Trieste e di coach Marco Legovich. La società informa di aver deciso di non rinnovare il contratto al capo allenatore della stagione 22-23. “Ringraziamo Marco per il suo lavoro, la sua passione e la sua dedizione, oltre che per la disponibilità dimostrata in queste settimane in cui ha atteso una nostra decisione che, seppur sofferta, è maturata nell’ambito del nuovo progetto sportivo”, ha dichiarato il Presidente della Pallacanestro Trieste Richard de Meo. “La scelta che come società abbiamo compiuto oggi è molto difficile per tutti noi di Pallacanestro Trieste, ma è necessaria, e deriva dal fatto che siamo consapevoli di dover affrontare in Serie A2 una sfida particolarmente complessa. La rinascita della Pallacanestro Trieste deve procedere attraverso questo passaggio, e richiede in questa fase un head coach che possa contare su una lunga esperienza in panchina”, ha commentato il Presidente. La società è al lavoro su questo tema e sta valutando una serie di profili sia italiani che esteri per il ruolo di allenatore. L’obiettivo è quello di raggiungere una decisione prima possibile, auspicabilmente nella prima settimana di luglio. A Marco Legovich la Pallacanestro Trieste tutta augura con grande stima e affetto i più grandi successi sportivi: “Se da un lato questa è la decisione giusta, dall’altro vorrei ringraziare Marco a titolo personale. È stato estremamente accogliente all’arrivo del CSG e ho apprezzato i miei rapporti con lui; persino adesso, mostra di essere disposto a dare tutto per il successo del club. È una persona speciale e ha un futuro molto luminoso”, ha concluso il Presidente de Meo. Ufficio Stampa Pallacanestro Trieste