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Contro la UnaHotels una legnata da metabolizzare in fretta

Reggio Emilia-Trieste 89-74

Reggio Emilia: Barford 5, Gallo (k), Winston 15, Faye 17, Gombauld 9, Smith 10, Uglietti 7, Suljanovic 2, Fainke, Vitali 8, Grant 8, Chillo 6, Chetham n.e.

Allenatore: Dimitrios Priftis. Assistenti: Federico Fucà, Giuseppe Di Paolo.

Pallacanestro Trieste: Ross 13, Uthoff 12, Ruzzier 4, Brooks, Deangeli (k) 2, Johnson 19, Valentine 7, Candussi 3, Campogrande 15, Oblyubech, Crnobrnja.

Allenatore: J. Christian. Assistenti: F. Taccetti, F. Nanni, N. Schlitzer.

Progressivi: 19-23 / 32-51 // 50-74 / 75-89

Parziali: 19-23 / 13-28 // 18-23 / 25-15

Arbitri: Cassina, Martellosio, Berlangieri

Quarto impegno “amichevole” della pre season biancorossa, diventata super intensa negli ultimi dieci giorni con i confronti contro dirette avversarie nella prossima Serie A. Nella finalina del Memorial Silvestrin, ultimo atto (per quanto riguarda i biancorossi) della kermesse organizzata da Che Spettacolo, a meno di ventiquattro ore dalla maratona di 45 minuti contro la Reyer, l’avversaria torna ad essere “normale”: la UnaHotels Reggio Emilia viene infatti da più parti pronosticata dai famigerati power rankings agostani nella stessa classe di merito dei biancorossi. Le due squadre si presentano al Pala Cornaro con assenze importanti: gli emiliani sono senza Cheetam, Trieste aggiunge alla già nota scelta di lasciare a casa Reyes ed al piccolo infortunio di Bossi la pesante esclusione di Markel Brown, presumibilmente a riposo per evitare sovra affaticamenti, sebbene, come d’uso, nulla trapeli in proposito. 

Reggio Emilia è squadra molto ben attrezzata sotto canestro, con giocatori molto fisici, dinamici e verticali, e dunque avrebbe potuto costituire un test importante in particolare per i lunghi biancorossi, utile per affinare i meccanismi di coinvolgimento di Johnson nei giochi offensivi che finora l’hanno visto raramente protagonista. Le scorie della semifinale imballano però le gambe dei giocatori di coach Christian, che sembrano da subito meno tonici del solito, specie considerando le corte rotazioni che allungano i minutaggi e costringono necessariamente l’attenta amministrazione delle forze. Forze che peraltro si esauriscono di schianto già nel corso del primo tempo, finito con gli emiliani in pieno e totale controllo e Trieste a limitarsi a provare di arginare le folate degli avversari (senza riuscirci) affidandosi esclusivamente ad iniziative personali sporadiche quanto velleitarie di un impotente Colbey Ross, venendo totalmente cancellata sotto canestro sui due lati del campo con il solo Johnson ad andare a sportellate e gomitate, ma ciò nonostante venendo spesso brutalizzato dai ben più verticali Faye e Fanke, senza che Francesco Candussi riesca ad incidere in alcun modo né a rimbalzo né in fase di conclusione. Quando c’è ancora partita Christian prova a dare un po’ di fiducia -per breve tempo- a Deangeli (partito in quintetto) e Campogrande, ma la risposta non è particolarmente positiva da parte del capitano specie in difesa, mentre arriva almeno una tripla dell’ala romana che alla fine, approfittando del largo minutaggio concessogli nei minuti finali dell’incontro, realizzerà comunque 15 punti con buone percentuali ed una difesa perlomeno credibile su Vitali e Uglietti: è un (timido) segnale da considerare senza dubbio positivo, ritrovarsi in squadra un tiratore micidiale tornato ai suoi migliori livelli sarebbe un regalo inaspettato quanto gradito per il coach. Che la tenuta della second unit biancorossa -quella costituita dagli italiani, Ruzzier e Brooks esclusi- fosse il vero punto interrogativo di un roster per il resto più che competitivo, era cosa arci nota. Con Brown e Reyes nuovamente arruolati si tornerà a respirare basket di alto livello, ma durante il campionato arriveranno momenti di affaticamento o infortuni che costringeranno il coach a dar fondo alle rotazioni, con la differenza che per allora ci saranno i due punti a dare pepe alle partite: il punto interrogativo sulla competitività della squadra, in tali eventualità, al momento rimane.

Ripresa -alla fine addirittura vinta da Trieste di cinque punti grazie più che altro al rallentamento di Reggio Emilia negli ultimi cinque minuti dopo che il gap stava raggiungendo i 30 punti- dedicata ad evitare di farsi male e poco più, con Valentine da subito, Uthoff, Brooks e Ross successivamente ad aggiungersi ai compagni in borghese in fondo alla panchina ad accorciare ulteriormente le soluzioni di una squadra in totale balia di avversari che fanno davvero ciò che vogliono. Christian nell’ultimo quarto si affida ad un quintetto composto da Ruzzier, Campogrande, Deangeli, Candussi e Johnson, chiaramente un atto di resa finalizzato a far passare in fretta i minuti senza rischiare quasi nulla. Unica nota positiva, la responsabilità data al lungo californiano che ha fatto reparto a sé, catturando 12 rimbalzi ed andando anche a concludere finalmente con continuità da sotto tirando con un ottimo 7 su 11 dal campo, anche se a risultato ormai ampiamente acquisito.

E’ chiaro che a questo punto della pre season il risultato conta il giusto e le scelte conservative sull’utilizzo dei giocatori siano legittime ed in un certo senso giustificabili, ma è anche importante, in questa fase, dare un segnale ad avversari e tifosi ancora in dubbio se comprare o meno l’abbonamento. E poi, per usare le parole del GM, vincere aiuta a vincere, dà fiducia e consapevolezza nei propri mezzi e dunque prestazioni come quella della finalina di Jesolo, innocua e spiegabilissima per come matura e da dove proviene, va in direzione decisamente divergente. D’altro canto dovendo scegliere, tutto sommato, meglio presentarsi in 12 sani il 29 settembre contro Milano….

Un allenamento davvero poco memorabile da cancellare in fretta, così come l’acido lattico che rallenta le gambe dei biancorossi. Un allenamento che relega i biancorossi al quarto ed ultimo posto nel quadrangolare rivierasco. Trieste, chiaramente, non è questa cosa qui, non è squadra tale da essere presa a pallonate da Reggio Emilia e potrà competere davvero con chiunque, a patto di continuare a lavorare con particolare attenzione alla costruzione di quella chimica di squadra, quella coralità che al momento pare l’obiettivo più importante e, alla luce di quanto osservato nella trasferta in Veneto, quello più lontano da raggiungere. Ora la squadra è attesa da una lunga settimana di lavoro intenso, che culminerà, sabato prossimo, con la prima delle due sfide “europee”, quella di Capodistria contro Lubiana.

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