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Articolo tratto da Tsportinthecity.it a firma Francesco Freni

PALLACANESTRO TRIESTE – RIVIERABANCA BASKET RIMINI 76-90

Pallacanestro Trieste: Obljubech ne, Bossi 6, Filloy 7, Rolli ne, Deangeli 7, Ruzzier ne, Camporeale ne, Campogrande 7, Candussi 21, Vildera 13, Ferrero, Brooks 15. Allenatore: J. Christian. Assistenti: M. Carretto, F. Nanni, N. Schiltzer

Rivierabanca Basket Rimini: Tassinari 5, Marks 20, Anumba 4, Grande 15, Tomassini 13, Scarponi 4, Masciadri 10, Johnson 15, Simioni 4, Pellegrino, Adamu ne. Allenatore: S. Dell’Agnello. Assistenti: M. Zambelli, L. Middleton.

Parziali: 11-22 /23-22 / 16-20 / 26-26

Progressivi: 11-22 / 34-44 / 50-64 / 76-90

Arbitri: S. Urci, L. Attard, G. Roca

Rimini fa ballare la mazurka ai resti di Trieste (ancora priva sia di Reyes che di Ruzzier) infliggendo altri 90 punti ad una squadra che ne aveva subiti altrettanti in casa da Chiusi solo quattro giorni prima. Prestazione in larga misura imbarazzante dei biancorossi, inguardabili in difesa, arruffati, improvvisati, frustrati e pesantemente imprecisi in attacco. Il tutto, senza nulla togliere alla grande partita della squadra di Dell’Agnello, che mette in campo cuore ed intensità, ed è capace di controllare a piacere l’andamento dell’incontro tenendo costantemente gli avversari a distanza di sicurezza, mai sotto la doppia cifra di svantaggio a partire dal terzo minuto di gioco. Chiariamo un punto focale: le pesanti assenze in casa biancorossa, cui peraltro la società -volente o nolente- non porrà rimedio almeno nel breve termine, non possono giustificare da sole la debacle totale dalla quale Trieste esce con le ossa rotte, il morale sotto i piedi ed un paio di bicchieri di birra tirati verso testa ad Ariel Filloy -senza colpirlo- che aggiungono imbarazzo ad uno spettacolo già di per sé stesso deprimente. E’ palese che l’efficienza sui due lati del campo prodotta dal portoricano Reyes non può essere replicata nemmeno dalla somma di quelle dei giocatori chiamati alla staffetta per sostituirlo, fisicamente e tecnicamente nemmeno vicini a poterci riuscire, però la totale assenza di garra, di voglia almeno di provare a dare il 110% che a gran voce richiede il pubblico triestino, che ha caratterizzato gran parte dell’incontro e coinvolto almeno metà dei giocatori schierati, quella no, non può e non deve essere giustificata dal coach, dal club e dai tifosi.

Le statistiche possono spiegare almeno le dimensioni della disfatta, se non il modo in cui è maturata: Trieste tira con il 51% da due, però si esibisce in un’inguardabile scarica a salve da oltre l’arco, infilando solo 9 delle 40 (quaranta!) triple tentate. In particolare, dai 6.75 gli “specialisti” fanno 2 su 20: Ariel Filloy 0 su 9, Ferrero 0 su 2 e Campogrande 2 su 9. Non commentabile nemmeno la percentuale dalla linea dei tiri liberi, alla quale peraltro la squadra di Christian è tristemente abbonata: 13 su 24, un 54% che in un campionato può succedere una volta nella giornata peggiore, non certo in modo abituale ad una squadra di Serie A che gioca in A2.

Però, Trieste domina a rimbalzo, conquistando addirittura 25 carambole in attacco (quasi uno ogni due tiri sbagliati), perde solo 8 palloni, gioca quasi 15 possessi più degli avversari. E allora, dove nasce una sconfitta totale, una partita nella quale i padroni di casa sembrano il topo con il quale il gatto riminese si diverte prima a giocare, poi ad infierire per 40 minuti? Non è facile fare un elenco in ordine di importanza, anche se è evidente che una difesa tornata pigra ed inconsistente, lenta e disattenta, disorganizzata ed impreparata, molto simile (ma in peggio) rispetto a quella preoccupante di inizio stagione, sia un difetto esiziale per una squadra che vorrebbe dominare. Trieste dimentica che esiste un lato debole, dal quale subisce i tagli solitari di avversari lasciati liberi di appoggiare in sottomano. Arriva sempre ultima quando subisce contropiede o transizioni, che scaturiscono da palle perse o rimbalzi difensivi degli avversari, ma anche da semplici rimesse da fondo campo. E’ distratta nel tagliafuori, concedendo seconde chance in modo meno numeroso di quante è capace di conquistarsene, ma con esiti di gran lunga più devastanti: dei 25 rimbalzi offensivi biancorossi, solo una minima parte si trasformano in due punti, a differenza della quasi totalità di quelli conquistati dai romagnoli. Una esibizione del genere nel back court permette agli avversari di trovare il fondo della retina con una continuità ed una precisione che, con il passare dei minuti, diviene sempre più frustrante e si trasforma in ulteriore confusione mentale, che cresce di pari passo alla sicurezza ed alla sfrontatezza degli ospiti: una sorta di circolo vizioso che si autoalimenta. Trieste, ancora una volta, viene però sorpresa dagli avversari anche in attacco: l’assenza di Reyes coniugata alla presenza di Justin Johnson dava già in partenza presagi nefasti, ma non trovare mai il modo di attaccare il ferro o di servire in modo pulito i lunghi sotto canestro, non tentare nemmeno una volta di eseguire un semplice pick and roll, venire costantemente raddoppiati sul perimetro a causa di una lentezza di esecuzione figlia di indecisione e disorganizzazione, incertezza sul da farsi ed impreparazione, si traduce in una caterva di tiri presi fuori ritmo, forzati e talvolta insensati, presi più per mancanza di alternative che al culmine di una costruzione sensata.

Coach Christian, uscito ancora una volta dal campo per primo (sotto una pioggia di sonori fischi) senza partecipare al saluto della squadra a centro campo, parla di nuovo di “execution” per giustificare -almeno in parte- la sconfitta. In altre parole, scarica sui giocatori la responsabilità di non aver applicato a dovere il piano partita, che evidentemente prevedeva ben altro, o di averlo eseguito in modo maldestro. C’è da osservare, però, che se la squadra non segue le indicazioni del suo allenatore, e non esegue la strategia messa a punto durante gli allenamenti, come minimo c’è un enorme difetto di comunicazione in settimana e durante la partita, ed in tale problema vanno inclusi anche i tre assistenti di Christian, che sarebbero lì apposta anche per ovviare a questo inconveniente, prevedibile quando si parlano lingue diverse (in senso letterale ed in senso lato). Inoltre, quando Dell’Agnello applica le contromisure al prevedibile piano partita triestino, indotto soprattutto dalle pesanti assenze, il coach americano per l’ennesima volta dimostra di non avere un’alternativa credibile, di non aver preparato un piano alternativo, di subire passivamente la strategia avversaria senza sussulti che non siano il ricorso a talvolta cervellotiche rotazioni. E non si parli più di rodaggio e di messa a punto dei meccanismi, perchè fra sette giorni sarà completata la stagione regolare. Che i giocatori inizino a scarseggiare di fiducia nei confronti dei metodi del coach pare evidente. Non si arriva all’estremo di “giocargli contro” come da più parti ormai viene affermato apertamente, però lo scollamento fra campo e panchina sembra sempre più evidente partita dopo partita, altro che metabolizzazione di una innovativa filosofia cestistica. Insomma, l’abisso nel quale la squadra ed suo coach sembrano precipitati a partire da quel maledetto ultimo minuto al Carnera durante il quale hanno perso Reyes, il derby, la differenza canestri, il terzo posto e la fiducia in sé stessi, pare non avere ancora trovato il suo fondo.

La cronaca della partita non ha alcuna necessità di essere raccontata. Trieste, come contro Chiusi, inizia litigando con il canestro limitandosi a scagliare la palla verso il tabellone tirando dagli spogliatoi, ma a differenza dell’esibizione infrasettimanale non ha la forza per rialzarsi. Sporadicamente riesce a prendere tiri aperti con chilometri di vantaggio, ma è il ferro del canestro a raccogliere la quasi totalità dei tentativi. Rimini ragiona, entra come una lama nel burro nello sguarnito pitturato triestino, prende la doppia cifra di vantaggio in un amen e poi la dilata a piacimento, subendo timidi tentativi di rientro quando rifiata, salvo poi riprenderseli appena rimette il piede sull’acceleratore. I 14 punti di divario finale sono un premio per gli ospiti anche troppo poco fedele alla reale disparità nella qualità delle prestazioni fra le due squadre.

Da salvare c’è ben poco, anzi si fa fatica a trovare il modo di non infierire sulle macerie fumanti di una squadra che sembra allo sbando. Brooks fa quello che può, come prevedibile è molto limitato dalla staffetta che lo ingabbia inesorabilmente, da un pacchetto di esterni molto fisici e dall’ottima tecnica di cui può disporre coach Dell’Agnello, che arriva a Trieste ben consapevole che l’americano di Michigan è l’unico terminale offensivo credibile rimasto a Trieste. Però, nonostante la perdurante (e non preannunciata) assenza di Michele Ruzzier, Christian ricorre troppo poco -solo 13 minuti- a Stefano Bossi in regia, tornato ad essere marginale nelle rotazioni. Il coach si affida per gran parte del tempo all’americano, che quando non è lasciato libero di creare nel ruolo di guardia vede limitata gran parte della sua pericolosità in attacco. Il nulla arriva dagli altri esterni sui due lati del campo.

Qualche segno di vita arriva, invece, da Francesco Candussi e Giovanni Vildera, che in mezzo a più di qualche ingenuità sono gli unici che perlomeno ci mettono cattiveria e lavorano di gomito sotto canestro. Non dispiace l’utilizzo del doppio lungo, mossa che però sembra più presa per disperazione che per reale pianificazione. 

E ora? Forlì passeggia ad Udine (chissà se al Carnera verrà venduta una maglietta celebrativa anche dei 23 punti di Kadeem Allen) e la prossima trasferta proprio all’Unieuro Arena romagnola di una Trieste presumibilmente ancora menomata da assenze e confusione mentale non lascia presagire nulla di buono. Peraltro, la vittoria di Verona relega i biancorossi al quinto posto, posizione che al 99% sarà quella che la squadra di Christian occuperà al termine di questa altalenante e deludente prima fase di stagione regolare. Una posizione che imporrà i viaggi a Trapani, Cantù, Torino e Rieti che dovranno essere affrontati ancora senza uno straniero, sempre che il calendario non sia benevolo e consenta il rientro dell’infortunato prima di almeno un paio di queste sfide e sempre che almeno Michele Ruzzier sia pronto per il campo, dal momento che ormai qualunque comunicazione in merito non va considerata attendibile.

“Meritiamo di più” recita il coro finale della curva, ripreso a gran voce dall’intero palazzo. Come dar loro torto….

Risultati

DATACASAOSPITERISULTATO
28/01/2024HDL Nardò BasketTezenis Verona57 – 69
28/01/2024Pallacanestro TriesteRivieraBanca Basket Rimini76 – 90
28/01/2024UCC Assigeco PiacenzaUmana Chiusi64 – 73
28/01/2024Apu Old Wild West UdineUnieuro Forlì61 – 73
28/01/2024Flats Service Fortitudo BolognaUEB Gesteco Cividale90 – 77
28/01/2024Sella CentoAgribertocchi Orzinuovi82 – 96

Classifica

PGVP
Flats Service Fortitudo Bologna342117481.0
Unieuro Forlì342117481.0
Apu Old Wild West Udine302115671.4
Tezenis Verona282114766.7
Pallacanestro Trieste282114766.7
UCC Assigeco Piacenza182191242.9
RivieraBanca Basket Rimini162181338.1
Sella Cento162181338.1
HDL Nardò Basket162181338.1
UEB Gesteco Cividale142171433.3
Agribertocchi Orzinuovi102151623.8
Umana Chiusi82141719.0

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